VENEZIA – Festa del Cinema, due petizioni a confronto
Dario Calimani: «Manifestazioni a raffica, pregiudizio diffuso»

Resta teso il clima in Laguna, dove la petizione di Venice for Palestine sottoscritta da numerosi esponenti del mondo dello spettacolo agita la vigilia dell’82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. L’attrice israeliana Gal Gadot, nel mirino della petizione, non dovrebbe partecipare alla rassegna al pari del suo collega britannico Gerald Butler, co-protagonista con Gadot del film fuori concorso In the Hand of Dante di Julian Schnabel. All’appello dei registi, degli attori e dei professionisti del settore perché durante la manifestazione «non venga mai meno la voce della verità sulla pulizia etnica, sull’apartheid, sull’occupazione illegale dei territori palestinesi, sul colonialismo e su tutti i crimini contro l’umanità commessi da Israele per decenni e non solo dal 7 ottobre» ha risposto nelle scorse ore una contropetizione dell’appena costituitosi comitato Venice for Israel, con il sostegno dell’organizzazione Free4Future. «L’arte non può essere usata come maschera della propaganda né piegata alle campagne d’odio che invocano la cancellazione di Israele», si legge nel documento, in cui si chiede ai vertici della mostra del Cinema e della Biennale di affermare «con chiarezza» che «i simboli culturali non possono diventare veicolo di antisemitismo e menzogna».
«Ci si sente piuttosto impotenti in questo periodo», dichiara a Pagine Ebraiche il presidente della Comunità ebraica veneziana Dario Calimani. «Ormai siamo sovrastati da manifestazioni a raffica e pure questa lettera di Venice for Palestine ha il suo effetto, parlando a un pubblico vasto». Per Calimani si tratta di un’iniziativa sbagliata, da stigmatizzare con forza come ogni proposta di boicottaggio, «ma finché mescoleremo le posizioni contro il governo israeliano e le azioni dei suoi ministri con l’antisemitismo puro e semplice ci faremo solo del male: c’è un antisemitismo diffuso che si sta espandendo a macchia d’olio nel paese sulla spinta di centinaia di associazioni, alcune delle quali dedite sulla carta alla difesa della Memoria; come ebraismo italiano dobbiamo concentrarci su quello, perché sta diventando una valanga irrefrenabile che mette a rischio il futuro». Secondo Calimani, il pericolo è altrimenti «quello di dare risposte scomposte, guardando il dito e non la luna, mentre l’odio conquista spazio ogni giorno di più».