CINEMA – Ruggero Gabbai: Il mio film su Liliana e quelle domande accusatorie su Gaza

Qualche giorno fa, il regista Ruggero Gabbai era a Gradara (PU) per una proiezione del suo documentario Liliana sulla vita e la testimonianza di Liliana Segre. Alla fine della serata è arrivato il momento delle domande. Pochissime relative al film, tutte sulla situazione a Gaza. Con toni spesso accusatori. «È stato avvilente e preoccupante», racconta il regista. «Per quale motivo devo rispondere delle scelte di un governo che non ho votato? Forse perché sono ebreo?».
La discussione con il pubblico è stata lunga e faticosa. «Una delle accuse rivolte era quella di avere una memoria selettiva», spiega Gabbai. «Purtroppo è uno dei frutti di un martellamento mediatico unilaterale che colpevolizza una sola parte in conflitto ed esclude il ragionamento su una situazione tragica e complessa per entrambi i popoli». Dichiararsi propal, sottolinea, «è ormai un automatismo dal quale non ci si può esimere a ogni livello della società italiana e urta in particolare il paradosso di una sinistra che in molti casi di fatto appoggia Hamas, rinuncia a promuovere un vero dialogo e non costruisce ponti, come ho sempre cercato di fare io nel mio lavoro». Per Gabbai, «la vicenda del boicottaggio degli artisti israeliani alla mostra del cinema di Venezia, corredata da immagini volte a negare il diritto di Israele a esistere, è il simbolo del poco ragionamento». In ogni caso Liliana parla d’altro, non ha nulla a che fare con Gaza, e la verità «è che c’è tanta ignoranza e poca conoscenza storica». Il giorno stesso della proiezione di Gradara, Gabbai ha sentito al telefono la senatrice a vita. «È stato molto doloroso. Liliana pensava di aver costruito qualcosa di importante nella sua attività di testimone della Shoah e senatrice a vita. Oggi, mi ha confessato, sente di rivivere un incubo in cui tutto il lavoro fatto potrebbe essere vanificato». Sempre in tema, anticipa il regista, «sto realizzando un documentario sulla figura di Nedo Fiano: con Marcello Pezzetti e con i figli di Nedo ci stiamo ponendo la domanda se e come affrontare alcuni temi di attualità, perché una loro ideologica interpretazione sta generando un antisemitismo impressionante».

Adam Smulevich