SCIENZA – L’università Bar-Ilan nel progetto Ue per la cura contro il cancro

Ricercatori britannici, tedeschi, spagnoli, israeliani uniti per trasformare la cura del cancro. È l’obiettivo di Easygen, un progetto europeo da 8 milioni di euro che coinvolge 18 partner di otto paesi: università, ospedali e aziende biotecnologiche. Tra loro c’è anche l’Università Bar-Ilan.
La terapia cellulare Car-T rappresenta una delle frontiere più avanzate contro i tumori. Parte dal prelievo dei linfociti T del paziente, che vengono modificati geneticamente con la tecnologia CRISPR-Cas9 per renderli capaci di riconoscere e attaccare le cellule tumorali. Le cellule così trasformate vengono moltiplicate in laboratorio e poi reintrodotte nell’organismo. È una terapia personalizzata, spiegano i relatori del progetto Easygen, che ha mostrato risultati importanti, ma oggi è disponibile solo in pochi centri specializzati e richiede settimane di preparazione.
Easygen punta a cambiare questo scenario: grazie a un sistema automatizzato, gli ospedali potrebbero produrre le cellule Car-T in loco in appena 24 ore, riducendo tempi e costi e ampliando l’accesso al trattamento.
A guidare la partecipazione israeliana è il professor Ayal Hendel, genetista della Goodman Faculty of Life Sciences e pioniere nell’uso della tecnologia CRISPR. Il suo laboratorio si occuperà di valutare la precisione e la sicurezza delle modifiche genetiche. «Il nostro obiettivo è garantire che i potenti strumenti di editing genetico utilizzati in questa terapia siano il più precisi possibile», ha spiegato Hendel al Times of Israel. «Migliorando il profilo di sicurezza, stiamo contribuendo a spianare la strada affinché gli ospedali possano offrire questi trattamenti direttamente e in sicurezza ai pazienti».
Il consorzio è coordinato dalla multinazionale sanitaria Fresenius, insieme a Philips, e comprende istituzioni come l’Università di Glasgow, l’Università di Navarra e il Fraunhofer Institute di Lipsia. «L’automazione di terapie personalizzate come la Car-T è essenziale per renderle più ampiamente disponibili, anche negli ospedali non accademici», ha dichiarato la ricercatrice Sonja Steppan di Fresenius.
Per Hendel, il valore del progetto sta anche nella collaborazione: «Sono un ingegnere del Dna. Nel mondo accademico sviluppiamo le tecnologie, ma per curare le malattie servono collaborazioni con i medici e con le aziende. Alla fine ci vuole un intero villaggio: non si può davvero fare da soli».