DIRITTO – Avvocati (e non) a confronto su Gaza e Cisgiordania

«La repressione sistematica imposta da Hamas contro ogni voce che osi rivendicare dignità, libertà e giustizia» è una tragica realtà subita da molti gazawi.
La fonte non è però Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, ma una drammatica lettera di un avvocato di Gaza, di cui sono state omesse le generalità per motivi di sicurezza, letta nel corso di un seminario online del Consiglio Nazionale Forense (Cnf) su “Le violazioni dei diritti umani a Gaza e nei territori occupati” dall’avvocato Luigi Florio, vicepresidente vicario della delegazione parlamentare Ue/Israele, che ha potuto parlarci attraverso la collega Alessandra Casula del foro di Lodi. Florio è uno dei due relatori integrati nel programma dell’iniziativa dopo che tra le altre l’Associazione Italiana Avvocati e Giuristi Ebrei (Age) aveva protestato con il Cnf per l’assenza di «qualsiasi forma di contraddittorio» rispetto a un’iniziale strutturazione dell’evento di fatto appiattita sulle tesi della Special Rapporteur. L’avvocato gazawi «chiede che l’ONU apra gli occhi sui crimini quotidiani di Hamas, di cui nessuno parla e di cui egli stesso è stato più volte vittima con imprigionamenti arbitrari, torture, saccheggi della sua casa», ha spiegato Florio, invitando la funzionaria dell’Onu a farsi carico del caso. In precedenza il giurista aveva definito la sua relazione “decontestualizzata”, sorvolando «sul contesto storico» e su «quello che è successo il 7 ottobre». Florio ha anche accusato: «La relatrice dà per scontata la finalità genocida di Israele, non solo da oggi. Per lei ogni attività umana in Israele è finalizzata a quello, tutto è ritenuto funzionale al genocidio». Anche David Elber, storico e ricercatore sull’antisemitismo, sulla storia di Israele e sul Medio Oriente, ha analizzato la relazione di Albanese. «Nell’ultimo report Israele è descritto fin dalla sua creazione come una impresa colonial-capistalica», ha esordito Elber. «E quindi in conseguenza di questo, di fatto, non ha diritto all’esistenza». Un’altra tesi sostenuta da Albanese, ha proseguito Elber, «è che prima la popolazione ebraica e poi Israele hanno privato gli arabi della terra, hanno attuato una pulizia etnica sistematica, hanno impoverito la popolazione». Elber ha presentato delle sue contro-tesi, spiegando che Israele «ha il pieno diritto all’esistenza, come ampiamente sancito dal diritto internazionale, come espressione dell’autodeterminazione del popolo ebraico al pari di tutti gli altri popoli». Israele «non ha mai avuto intenzioni genocide, non ha mai rubato terre o risorse altrui», ha poi affermato lo storico, per il quale «il popolo ebraico è stato un catalizzatore di crescita per tutti i popoli dell’area».
«Mi rallegro con il Cnf e in particolare con il suo presidente Francesco Greco, ma anche con tutti gli altri organi che hanno promosso o aderito all’iniziativa, partendo dalla scuola superiore della magistratura, per aver accolto la nostra istanza nella direzione di un confronto aperto e libero tra opinioni diverse: questo assetto dovrebbe essere d’altronde alla base di qualunque evento», sottolinea l’avvocato e professoressa Fabiana Di Porto, presidente dell’Age. Per il futuro Di Porto auspica «un approfondimento del tema dei diritti umani caratterizzato da un maggior dettaglio tecnico-giuridico». Di ieri resta anche po’ di rammarico «per la decisione incomprensibile, non dipendente dal Cnf, di non ammettere repliche eccezion fatta per la relatrice Albanese». In questo senso «c’è stata una disparità di trattamento». Ma il bicchiere è più pieno che vuoto, ribadisce Di Porto, che ora spiega di attendere «le relazioni scritte degli interventi che ci sono state promesse attraverso il Cnf». La presidente Age conclude con una precisazione che ritiene necessaria: «All’evento sono stati tolti i crediti formativi, inizialmente previsti. È molto importante rammentare che questa richiesta non è mai stata formulata da Age».
Albanese è una fervente sostenitrice del boicottaggio di Israele, a ogni livello. Nel corso del seminario ha sostenuto di cercare «ardentemente il confronto» con persone «che abbiano un’idea diversa» dalla sua, specificando poi di non essere «una che si confronta con le opinioni, c’è un minimo di competenze che vanno portate nel dibattito». Proprio il tema delle competenze era stato sollevato dall’Age in una lettera al presidente del Cnf in cui Di Porto accusava Albanese di avere «a lungo millantato il titolo di avvocato senza esserne effettivamente in possesso, circostanza che, in quanto contraria all’art. 17 del codice deontologico forense, riteniamo incompatibile con la serietà che dovrebbe caratterizzare eventi formativi destinati ai professionisti del diritto».

Adam Smulevich