GAZA – Israele manda aiuti mentre evacua Gaza City e contesta l’Ipc

Nelle ultime 24 ore circa 170 camion di aiuti hanno attraversato i valichi di Kerem Shalom e Zikim, caricati di farina, riso e beni di prima necessità. Ad attenderli, team delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni umanitarie che hanno preso in consegna le merci, pronte per essere distribuite nei prossimi giorni. Cisterne di carburante hanno rifornito i sistemi essenziali e più di 250 malati, per lo più bambini, sono stati evacuati verso la Giordania per cure mediche, rende noto il Cogat.
E mentre i convogli entrano, a Rafah si lavora senza sosta. Bulldozer e compattatori israeliani stanno preparando due nuovi centri di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation, il programma sostenuto da Israele e Stati Uniti per garantire consegne più sicure e ordinate. Le strutture sorgeranno a ridosso della fascia umanitaria di al-Mawasi, così che gli abitanti evacuati da Gaza City, ultima roccaforte di Hamas al centro di una vasta operazione israeliana, possano raggiungerle in pochi minuti a piedi. Le Idf assicurano che le lezioni apprese nei mesi scorsi, quando i primi siti furono segnati da caos e incidenti, sono state integrate nella nuova organizzazione, riporta il Times Of Israel.
Sul piano politico, resta alta la polemica attorno alla dichiarazione di carestia diffusa il 22 agosto dall’Ipc (il sistema internazionale che valuta le crisi alimentari). Israele accusa il comitato Onu di aver usato dati selettivi e indicatori impropri, gonfiando i tassi di malnutrizione e trascurando l’andamento reale dei prezzi alimentari e dell’afflusso di aiuti. Per il Cogat, i livelli di mortalità sono lontani dai parametri di carestia e non giustificano l’etichetta di «fame conclamata». A sostegno di questa posizione, Gerusalemme ha diffuso un rapporto ufficiale che contesta punto per punto le conclusioni dell’Ipc, denunciandone le incongruenze metodologiche e la mancanza di neutralità.
La tensione si riflette anche in Europa. A Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato con 305 voti a favore, 151 contrari e 122 astensioni una risoluzione che condanna il blocco degli aiuti e chiede di ripristinare i fondi all’Unrwa. Il testo propone inoltre la sospensione del sostegno bilaterale e di parte dell’accordo commerciale UE–Israele, l’avvio di indagini su crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale, e la valutazione di sanzioni mirate contro coloni e attivisti violenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est, nonché contro ministri ultranazionalisti come Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir. Pur riconoscendo a Israele il diritto all’autodifesa, Bruxelles – con la mozione dell’Europarlamento e con le prese di posizione della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – apre a uno scontro diplomatico sempre più profondo con Gerusalemme.
«Sin dall’inizio della guerra, Israele ha consentito l’invio di ingenti aiuti umanitari a Gaza, in gran parte in coordinamento con l’Ue. I risultati sono evidenti sul campo», ha sottolineato una nota il ministero degli Esteri israeliano nelle ultime ore. In riferimento alle critiche di von der Leyen si legge: «Ciò che manca nella dichiarazione della presidente è la verità: le sofferenze a Gaza sono causate da Hamas. Sono stati loro a iniziare la guerra il 7 ottobre 2023, detengono ancora 48 ostaggi e si rifiutano di deporre le armi. La guerra potrebbe finire oggi e potrebbe iniziare un nuovo futuro per Gaza se gli ostaggi fossero rilasciati e Hamas fosse disarmato». (modificato)