ROMA – Libri ebraici antichi, ministero annuncia fondi per digitalizzazione

Le pagine di carta, la loro bellezza senza tempo e il racconto di alcune affascinanti avventure editoriali sono stati al centro della Giornata europea della cultura ebraica (Gece) celebrata domenica scorsa in tutta Italia, nel segno del libro. Sotto l’egida della Gece si è svolto martedì mattina a Roma un convegno sul tema “Legature nei Libri Ebraici. La cornice del sapere e del rito” organizzato dalla Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia (Fbcei) alla Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo Italiano.
La legatura, una pratica antica, è il processo che permette di legare insieme i fogli e di unirli poi alla copertina. «Un tema di nicchia, ma rilevante» per i cultori del libro e per chi ha a cuore la storia dell’ebraismo italiano, come ha rilevato in apertura di lavori Andrea De Pasquale, il direttore della Direzione generale Digitalizzazione e comunicazione del ministero della Cultura. Con l’occasione della conferenza De Pasquale ha annunciato l’erogazione di uno stanziamento a favore della Fbcei per digitalizzare «la maggior parte dei libri antichi qui presenti, insieme ad altro ulteriore materiale oggetto di attenta progettazione». Il prossimo passaggio «sarà trasformare questa biblioteca in una biblioteca nazionale vera e propria, dotata di una sua teca digitale».
Il presidente della Fbcei, Dario Disegni, ha parlato di impegno «molto rilevante» assunto dal ministero e ringraziato per questo De Pasquale. Soffermarsi su un argomento come quello odierno «non è una questione di sola estetica», ha affermato Disegni, perché le legature sono testimoni «di mani che hanno lavorato con cura, di luoghi in cui i libri hanno viaggiato, di epoche che hanno attraversato». E quindi ogni libro «diventa un custode della memoria collettiva, un ponte tra passato e presente». Come è poi apparso chiaro nelle relazioni della giornata di studi. Da quella del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, incentrata sul significato dell’avvolgere nell’ebraismo, alle parole di Amedeo Spagnoletto, direttore del Meis, sul popolo ebraico e il testo “nelle fonti e nelle tradizioni”. Di Segni ha spiegato come, per paradosso, i sequestri censori dei libri ebraici abbiano preservato alcune testimonianze del passato altrimenti destinate al deperimento o a finire magari sui roghi appiccati per il Talmud nelle piazze di tutta Europa. «Tali volumi sono stati messi in commercio non come libri, ma come materiale di pergamena utile per i notai, che ci avvolgevano i registri», ha raccontato il rav. «I libri ebraici sono stati così smembrati e usati come copertine, venendo poi archiviati». E quindi, anche in considerazione della grande tradizione archivistica italiana, alcune biblioteche sono oggi delle “miniere” ricche di spunti.
Coinvolti tra gli altri anche Michael Maggen del Museo d’Israele a Gerusalemme; Maria Luisa López-Vidriero Abello dell’Università di Salamanca; la direttrice della Biblioteca Teresiana di Mantova, Francesca Ferrari; la direttrice del museo ebraico di Roma, Olga Melasecchi; Anna Di Castro, consigliera Fbcei.

a.s.