LA PROPOSTA – Gadi Polacco: Shabbat Porta Pia
“Shabbath Porta Pia”, il “Sabato di Porta Pia”, non è tra quelli ufficialmente codificati, ma meriterebbe di esserlo.
A 155 anni dal 20 Settembre che sancì l’unità d’Italia, propedeutico a Roma capitale e alla fine dell’ultimo ghetto fisico, l’episodio storico continua a fornire spunti di riflessione attuali e anche proiettati al futuro.
Se sempre vivo è il tema della Laicità dello Stato e della convivenza, nel reciproco rispetto e nell’osservanza delle comuni leggi civili, tra fedi e non credenti, riemerge prepotentemente la voglia di ghetto ebraico in settori della società italiana. Si esprime spesso mascherata da “antisionismo” ma anche palesemente, “sdoganata” dai social tramite i quali, di fatto, si può dire di tutto.
Riprende toni da Inquisizione e da “leggi razziali” quando, anche da Istituzioni che dovrebbero invece perseguire la convivenza civile, giungono “condanne” e “prediche” unite alla richiesta, agli ebrei italiani, di guadagnarsi la “salvezza” aderendo alla “verità politica” della quale alcuni si sentono detentori assoluti. Un monito rivolto a una collettività, con buona pace del diritto d’opinione del cittadino. Un vento illiberale, mascherato da istanze progressiste. Un tentativo di instaurare un nuovo ghetto che spazia per il territorio nazionale, questa volta senza isole felici.
Non mancano ovviamente le voci libere, trasversali, che non cedono a questo tentativo di imporre un pensiero unico, con le quali adoperarsi per un nuovo 20 Settembre nell’interesse di tutta la società italiana. Shabbath Porta Pia shalom.
Gadi Polacco