ISRAELE – Netanyahu vola all’Onu: «No a chi premia il terrorismo»

Dal podio delle Nazioni Unite, Benjamin Netanyahu si prepara a respingere la decisione di Francia, Regno Unito e altri paesi di riconoscere lo Stato palestinese, presentandosi come il difensore della sicurezza di Israele in un momento di crescente isolamento internazionale. Alla partenza dall’aeroporto Ben Gurion, il premier ha promesso che al Palazzo di Vetro «denuncerà» i leader occidentali, accusandoli di aver scelto di «premiare il terrorismo», e ha ribadito che Israele non permetterà mai la nascita di uno stato palestinese.
Ha invece salutato come una vittoria il riconoscimento della Palestina, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. Intervenuto a distanza in queste ore all’Onu, Abbas ha accusato Israele di una campagna di «genocidio, distruzione e fame» a Gaza, parlando di oltre duecentomila vittime palestinesi secondo i dati del ministero della Sanità gestito da Hamas, senza distinguere tra civili e combattenti. Il presidente dell’Anp ha denunciato l’espansione degli insediamenti israeliani e «la violenza dei coloni», accusati di agire «sotto la protezione dell’esercito». Solo in chiusura ha condannato l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, in termini più netti rispetto al passato, separandolo dalla «giusta lotta» palestinese.
Il viaggio di Netanyahu verso New York riflette a sua volta le tensioni del momento: l’aereo di Stato israeliano ha evitato quasi tutto lo spazio aereo europeo, sorvolando soltanto Grecia e Italia, nel timore delle conseguenze legate al mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra a Gaza. Diversi governi hanno già dichiarato che darebbero esecuzione al mandato in caso di transito o scalo, costringendo il premier a rotte più lunghe e complesse.
Al momento della partenza, il capo del governo israeliano è stato contestato da centinaia di manifestanti radunati all’aeroporto Ben Gurion. Tra bandiere e cartelli, hanno chiesto la liberazione degli ostaggi ancora a Gaza e la fine della guerra, invocando pressioni internazionali e criticando l’esecutivo. Quest’ultimo a Gerusalemme si discute dell’ipotesi di annessione di parte della Cisgiordania come risposta ai riconoscimenti europei, ma, scrivono i media locali, Washington è contrario a un passo del genere. La questione sarà al centro del prossimo incontro di Netanyahu con il presidente Usa Donald Trump, che ha parlato di una «tregua vicina» per la guerra a Gaza.
Sul terreno, il conflitto prosegue con le manovre a Gaza City. I soldati hanno eliminato alcuni terroristi di Hamas e sequestrato armi e uniformi dell’esercito israeliano trovate in alcune abitazioni. L’esercito ha anche respinto le accuse di un attacco che avrebbe ucciso una donna e i suoi due figli nel quartiere di Tel al-Hawa, precisando che in quella zona non risultano operazioni nel momento indicato. Il portavoce militare ha ricordato che l’area è un teatro di combattimento attivo, sotto ordine di evacuazione da mesi, e che le richieste di intervento umanitario vengono valutate caso per caso in base alla situazione operativa.