MILANO – Dalle periferie al Memoriale della Shoah, in cammino tra le pietre d’inciampo

Cinque percorsi, cinque domeniche, cinque anni di lavoro che si ricompongono in un’unica narrazione per raccontare le ferite della persecuzione antiebraica e della guerra a Milano. È la quinta edizione di Due dentro ad un foco – Storie di pietra, il progetto ideato e guidato da Rosario Tedesco con l’associazione culturale Tracce. Un attraversamento urbano tra memoria, musica e racconto teatrale sulle tracce delle pietre d’inciampo del capoluogo milanese.
«Dopo cinque anni di attività abbiamo voluto proporre i percorsi tutti insieme, con cadenza domenicale. Ogni itinerario è autonomo, ma questa volta li ho messi in fila cercando di dare una continuità, come una narrazione che dalle porte della città conduce al cuore di Milano, per arrivare infine alle soglie del Memoriale della Shoah e del Binario 21» spiega Tedesco a Pagine Ebraiche.
Si parte il 28 settembre da Piazzale Vincenzo Cuoco, ai margini della città. È la Milano operaia, delle case popolari, del vecchio Macello. Qui il percorso tocca le pietre dedicate alla famiglia Winter: Alfredino, nove anni, deportato con la madre Meta Marie Kuh e la nonna Karoline Meyer. «Sono tre pietre che abbiamo voluto e sostenuto come associazione, frutto di una ricerca condotta da Alberta Pezzan, membro dell’associazione Tracce e collaboratrice della Fondazione Cdec. Per noi è fondamentale ricordare la deportazione infantile, troppo spesso rimossa».
La narrazione procede poi verso il centro: Santa Maria delle Grazie, San Vittore, Sant’Ambrogio, fino alle vie eleganti progettate da Gio Ponti. «Qui la città cambia volto, da Milano popolare a Milano monumentale. Ma la memoria ci porta a chiudere davanti a San Vittore, simbolo del terrore».
L’ultimo itinerario parte dai giardini di via Morgagni fino alla Stazione Centrale e al Memoriale della Shoah. «Quello che accade dopo il Binario 21, da dove migliaia di persone furono deportate verso la morte, non lo raccontiamo. Noi ci concentriamo sulle strade della città: fughe, delazioni, persecuzioni, arresti. Sono sempre due le storie che si intrecciano: quella della vittima e quella dei carnefici».
Il racconto si nutre di documenti e testimonianze. Come l’inventario della Polizia della villa dei Reinach–De Benedetti, in via De Togni: macchine fotografiche, quadri campestri, sottovesti di seta, accappatoi. «Un elenco di oggetti che restituisce la vita quotidiana di una famiglia spazzata via e che ancora oggi ci parla di sogni, fragilità e assenze».
Ad accompagnare le parole ci sarà la musica dal vivo: Marta Brandolini (voce), Davide Ballanti (chitarra), Elisabetta Danelli (violino). Da Bach al klezmer, da Gershwin alle canzoni popolari. «La musica crea la giusta distanza dalla città, la porta a volte sullo sfondo, altre in primissimo piano, proprio là dove viviamo ogni giorno» spiega Tedesco.
Dopo cinque anni, il progetto guarda oltre l’Italia. Nel 2023 Due dentro ad un foco è approdato a Roma, con il sostegno dell’Ambasciata di Germania e della Comunità ebraica locale. In quell’occasione bambini della scuola ebraica e della scuola tedesca hanno cantato insieme, aprendo e chiudendo il percorso con le loro voci. «Stiamo lavorando perché studenti italiani vadano in Germania a raccontare le pietre tedesche, e studenti tedeschi vengano a Roma e a Milano a raccontare le nostre. È un progetto fondato su basi scientifiche e didattiche solide, ma soprattutto un ponte di fratellanza» sottolinea Tedesco.
Il progetto, conclude, è un modo per riportare alla luce i segni della storia negli spazi quotidiani: «Ti rendi conto che queste vicende di uomini e donne abitano gli stessi luoghi della tua vita: la strada del primo bacio, la fermata dell’autobus che prendevi per andare a scuola. In quegli spazi le persone si sono inseguite, sono state tradite, catturate, hanno sofferto e fatto soffrire. Non dimentichiamolo».
Daniel Reichel