MEDIO ORIENTE – Netanyahu all’Onu: «Hamas si arrenda e la guerra finirà»

«Non vi abbiamo dimenticato nemmeno per un secondo. L’intera nazione è con voi. Non ci fermeremo finché non vi porteremo a casa». Dal podio delle Nazioni Unite Benjamin Netanyahu ha aperto così il suo intervento, rivolgendo la promessa ai 20 ostaggi che si ritiene siano ancora vivi e pronunciandone i nomi. Subito dopo si è rivolto ai terroristi di Hamas con un ultimatum: «Deponete le armi e liberate gli ostaggi. Se lo farete, vivrete; in caso contrario, vi daremo la caccia».
Il messaggio, ha dichiarato il premier, è stato diffuso anche nella Striscia di Gaza tramite megafoni e messaggi di testo ai cellulari. Netanyahu ha ribadito che la restituzione degli ostaggi è la condizione per la tregua: «Se Hamas accetterà le nostre richieste, la guerra potrebbe finire immediatamente: la Striscia sarebbe demilitarizzata, Israele manterrebbe il controllo di sicurezza e si potrebbe instaurare un’autorità civile pacifica».
Sul piano regionale il premier ha rivendicato i risultati militari ottenuti in questi mesi contro i nemici storici: dall’eliminazione dei vertici di Hezbollah in Libano al colpo inferto al programma nucleare iraniano. Ha ringraziato gli Stati Uniti per il sostegno definito «audace e decisivo».
Netanyahu ha respinto con forza le accuse rivolte a Israele sulla condotta a Gaza, incluse le imputazioni più gravi: Gerusalemme, ha spiegato, ha cercato di agevolare spostamenti sicuri dei civili mentre Hamas li obbliga a restare nelle zone di combattimento e requisisce gli aiuti. «Per Israele ogni morte di un civile è una tragedia. Per Hamas, è una strategia», ha affermato, chiedendo alla comunità internazionale di distinguere tra critica a Israele e attacchi alle comunità ebraiche.
In tema diplomatico il premier ha attaccato i governi che hanno riconosciuto lo stato palestinese: «Dare uno stato palestinese a un chilometro da Gerusalemme dopo il 7 ottobre è come dare ad al-Qaeda uno stato a un chilometro da New York dopo l’11 settembre. È pura follia», ha detto, sostenendo che tali scelte inviano il messaggio sbagliato e alimentano una ondata di antisemitismo. «Molti leader mondiali hanno ceduto», ha scandito, sostenendo che il riconoscimento invierebbe «il messaggio che conviene uccidere gli ebrei». Sul versante diplomatico ha anche accennato a una pace possibile con il Libano e la Siria.
La strategia comunicativa di Netanyahu ha incluso cartelloni e un codice QR appuntato al bavero, che rimanda a materiali sulle violenze del 7 ottobre. Il suo discorso è stato salutato con applausi da alcuni delegati israeliani ma anche dall’abbandono dell’aula, in segno di protesta, da parte di decine di rappresentanti.
In patria la linea scelta dal governo, e in particolare la decisione di leggere solo i nomi degli ostaggi che si ritiene siano vivi, ha suscitato forti critiche. «Sono 48 i sequestrati, non 20. Le famiglie dei deceduti e quelle degli ostaggi il cui destino è in grave pericolo sono sconcertate che siano stati letti solo i nomi dei prigionieri ritenuti vivi».