LA LETTERA – Paolo Pozzi: Albanese vada a dispensare consigli altrove
Spettabile redazione di Pagine Ebraiche,
ho appena terminato di leggere, come riportato da “Il Resto del Carlino”, 29/09/2025, l’appello della Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi Francesca Albanese alle comunità ebraiche: “Bisogna fermare Israele”. Ci consiglia, anzi, ci “implora” di non continuare a difendere Israele; ove – secondo lei – «avremmo potuto andarci da rifugiati e non da colonizzatori» e che «di questo risponderemo».
Ovviamente, rivolgendosi a noi ebrei, mi sento coinvolto e toccato da tali accorati appello e consigli. Voglio solo ricordare alla Albanese che, tra i tantissimi consigli dati a noi ebrei negli ultimi 1948 anni, uno in particolare ci consigliava di «lavorare per essere liberi»; non ha minimamente funzionato; da cui la assoluta diffidenza e totale prudenza ad accettare consigli che, ovviamente, si sono sempre rivelati di parte, interessati, e non hanno mai portato il benché minimo beneficio a noi ebrei.
La Albanese, innanzitutto, dimostra una ben scarsa conoscenza della storia mediorientale: infatti in Israele, al di là di una ininterrotta presenza da 1.200 anni AEV, subito a partire dal 1948, circa 250.000 ebrei arrivarono, appunto, da “rifugiati”; ex-internati dei campi di concentramento, re-internati a Cipro dagli inglesi dal 1945/46 e poi, finalmente, “rifugiati” in Israele.
Altri ebrei, tra i 900.000 e un milione, arrivarono in Israele, nuovamente, come “rifugiati“, cacciati – dopo essere stati derubati di tutto e privati delle loro cittadinanze – da nove paesi arabi; seguiranno nel 1979-1980 altri 80.000 ebrei “rifugiati” dall’Iran khomeinista. Gli ebrei arabi in Israele sono passati da 160.000 nel 1948 a 2.200.000 nel 2024.
I comunisti hanno successivamente contribuito a nuove ondate di “rifugiati” ebrei: nel 1968 il comunista polacco Gomulka che governava la Polonia, per far fronte alle accuse sul carovita, ovviamente incolpava i circa 40.000 ebrei polacchi sopravvissuti al genocidio di 25 anni prima; li cacciava; e la maggior parte di questi si “rifugiava” in Israele.
Ulteriori circa 250.000 ebrei sovietici trovarono “rifugio” in Israele tra il 1971 ed il 1980 in seguito alla ennesima ondata di purghe comuniste antisemite; e ancora ulteriori 650-700.000 si “rifugiarono” in Israele alla dissoluzione dell’impero comunista.
Non dimentichiamo il contributo della giunta militare comunista in Etiopia, con l’aiuto delle truppe comuniste cubane, da metà anni ’70 in poi, alla fuga e “rifugio” in Israele di quasi tutti gli ebrei etiopici, eritrei e sudanesi, oggi circa 180.000.
Non saprei come definire gli ebrei rumeni; forse non furono rifugiati, ma semplicemente “merce”: infatti i differenti e successivi governi comunisti rumeni, decisamente “market-oriented”, semplicemente li vendettero ad Israele a partire da 420 dollari a testa negli anni ’50 per arrivare a poco oltre i 3.000 dollari a testa sotto l’imprenditore Ceausescu; contributo totale: circa 450.000 “pacchi umani”.
Con buona pace della Albanese, i Paesi arabi, musulmani e comunisti si rivelarono i più potenti movimenti sionistici della storia del moderno Israele, contribuendo rispettivamente a raddoppiarne la popolazione tra il 1948 ed il 1955/1980 e ancora aumentarla di un ulteriore 30% tra il 1947 e 1990/95. Con buona pace di Albanese, in Israele ci sono più “arabi” (ebrei) che nella Striscia di Gaza.
E aggiorniamo ancora la Albanese: se all’indomani della Seconda guerra mondiale rimanevano in Italia circa 35.000 ebrei, ed oggi ce ne sono meno di 25.000, mentre in Israele sono circa 22.000…forse un motivo ci sarà!
Magari la strage palestinese (e chi, se no?) a Fiumicino del 1973; magari il “lodo Moro” del 1973 che vendette gli ebrei italiani al terrorismo palestinese (a quale, altrimenti?); magari la bara depositata dai sindacati comunisti davanti alla sinagoga di Roma nel giugno 1982; magari l’attentato palestinese (e chi, altrimenti?) alla sinagoga stessa nell’ottobre 1982? E ancora oggi, non magari ma sicuramente, lo “ydbach al Yahud” – “macella l’ebreo” – urlato, indifferentemente dai comunisti italiani e arabi, nelle manifestazioni pro-pal in Italia, a partire dal 7 ottobre 2023, in real-time coordinato con gli sgozzamenti in atto nei villaggi israeliani di confine con Gaza.
Cara Albanese: questi sono i fatti e questi sono i numeri. I colonizzatori, tutt’al più sono stati i baffuti ottomani per 400 anni; i pallidi britannici per 32 anni; e a Gaza i superbi discendenti dei faraoni da dopo gli ottomani e sino al 1967. La Albanese dichiara: «Non sono antisemita perché lo dite voi»; affermazione interessante; ma non ci interessa minimamente capire, comunque, quali siano i veri altri motivi. L’appello della Albanese va, come nei “temi” delle scuole medie, “riveduto e corretto”:
Albanese, noi ti imploriamo! Adesso ti diciamo: è un momento di cambiamento; abbiamo bisogno anche di te! Non puoi continuare a difendere tagliagole, rapitori di vivi e di cadaveri, ladri di bambini, strangolatori di bambini a mani nude, stupratori e mozzatori di teste! Ti imploro!
Oggi, 29 Settembre 2025, sono trascorsi 724 giorni dal rapimento di massa del 7 ottobre 2023; la guerra avrebbe potuto finire 723 giorni fa! Dì ai palestinesi di Gaza di rilasciare i 40 rapiti, i vivi e i resti i dei morti (trascinati in sacchi di plastica da oltre 724 giorni nel clima medio-orientale)!
Dì agli islamici d’Italia e del mondo: «Smettete di gridare “ydbach al Yahud” – macella l’ebreo – durante le manifestazioni pro-pal! Perché questo spinge ancora altri ebrei a “rifugiarsi” in Israele!»
Prima di dare buoni consigli allo 0,2% della popolazione mondiale, si può cominciare, e forse con risultati più visibili, con un più abbondante 17%.
Paolo Pozzi, Medico Veterinario