REAZIONI / 2 Smotrich furioso, ma sì dalle opposizioni

«Un clamoroso fallimento diplomatico, un atto di cecità volontaria che ignora ogni lezione del 7 ottobre». Il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, non ha preso bene il piano di pace illustrato alla Casa Bianca da Trump e Netanyahu. Aggiungendo che a suo avviso «finirà in lacrime».
Una reazione del genere da parte del ministro di ultradestra e leader del Partito Sionista Religioso, che potrebbe ora lasciare il governo, era nell’aria. Nel paese prevale però la speranza e molte voci anche dell’opposizione appoggiano l’iniziativa, lanciando messaggi di consenso più o meno esplicito e guardando anche alla prossima contesa elettorale. Tra gli analisti c’è chi ipotizza che possa essere anticipata di qualche mese rispetto all’ottobre del 2026, naturale scadenza dell’esecutivo.
Per l’ex premier Naftali Bennett il sì al piano «è un passo difficile, ma necessario, poiché il governo non è riuscito a raggiungere una decisione con Hamas e a recuperare i nostri fratelli rapiti che languiscono in cattività, e il prezzo che stiamo pagando e continueremo a pagare in vite umane è insopportabile». Bennett, che potrebbe candidarsi alla guida del paese nel 2026, aggiunge che «il difficile capitolo in cui ci troviamo deve chiudersi con il ritorno a casa dei nostri figli e delle nostre figlie e con la transizione verso un nuovo e diverso capitolo di unificazione e ricostruzione dello Stato di Israele». I punti presentati da Trump «non sono perfetti, ma rappresentano la migliore opzione sul tavolo», sostiene Yair Lapid, il leader dell’opposizione, rivendicando di aver elaborato «un piano molto simile» un anno fa. Per il politico di Yesh Atid il progetto di Trump «non è privo di buchi e interrogativi, ma l’esperienza degli Accordi di Abramo dimostra che il metodo di Trump funziona». Tre, nella sua interpretazione, i punti salienti: stabilire un obiettivo ambizioso, fissare una tabella di marcia e definire i dettagli man mano che si procede.
«Si tratta di un accordo sul tavolo da oltre un anno. Dobbiamo sperare che questa volta venga effettivamente attuato, che i rapiti tornino finalmente a casa e che questa guerra politica giunga alla fine», ha dichiarato Yair Golan, il leader dei Democratici, per il quale la guerra di Gaza «ha da tempo cessato di avere uno scopo di sicurezza» e il primo ministro Netanyahu dovrebbe chiedere scusa per il sangue versato «ai rapiti e alle loro famiglie, alle famiglie in lutto e a tutti i cittadini israeliani che combattono da due anni».

a.s.