SHIRIM – Sentiero campestre nella tempesta (Lea Goldberg)

Sentiero campestre nella tempesta 

Lo squarcio verde nei cieli plumbei –

i miei campi, i miei ricordi rinverdiscono,

chissà da quale giorno su un altro suono 

è in me questa estate che è fra i nembi.

Segale pesante non ancora indorata,

il solco è stretto come la pianta del mio piede,

e fradice spighe sino ai lombi e acqua che piove a rovesci.

Il giorno s’annera passo dopo passo.

Respirare, respirare allegrezza e ansietà

mentre la tempesta senza riparo è sospesa

nell’alto e tu sotto brancoli sola.

Come pietra sul capo si abbatte il tuono.

E di nuovo solitudine, libertà e non hai scampo.

Solo un varco s’apre verde nei cieli adirati.

Non tace la pioggia. Tu, cammina lenta.

Per Shirim di oggi un testo di Lea Goldberg (1911-1970) nella traduzione in italiano a cura di Paola Messori.

Sul sentiero campestre come in principio: solco di terra e cielo, nuda solitudine infinita. 

Nel greve buio della prima alba si fa strada il fiato melmoso di erbe, d’inumane creature legate alla vita. Incombono ostili le acque, gli spiriti che percorreranno i campi.

Esanime è il giorno nascente. 

Che fu del bagliore che irruppe?

Un verde lampo e si poté credere che il mattino sarebbe arrivato tra gli echi confusi del mondo. 

Ma il giorno venne senza scampo, percosso di pietra e di tuono.

Sfumano i ricordi dell’estivo salasso, della greve, tetra lagnanza. Animano ora ingannevoli nembi, rigurgitanti il nero latte dell’alba.

Richiuso è il varco, oscuro il sogno.

Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno