L’ANNUNCIO – Raggiunto accordo su prima parte piano di pace, ostaggi liberi lunedì
Isaac Herzog: «Stiamo per guarire». Trump presto alla Knesset

Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo sulla prima parte del piano di pace proposto dal presidente statunitense Donald Trump. Gli ostaggi dovrebbero essere rilasciati nella giornata di lunedì, mentre Israele inizierà il ritiro delle sue truppe dalla Striscia di Gaza. Sul tema Trump ha annunciato di aver avuto una telefonata «molto emozionante e calorosa» con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e sostenuto come l’intesa sia un primo passo «verso una pace forte e duratura». Secondo quanto riportato da vari organi di stampa, i colloqui legati ai punti successivi del documento in venti punti proseguiranno solo dopo la liberazione degli ostaggi.
Nei prossimi giorni il tycoon sarà in Medio Oriente e interverrà alla Knesset, il Parlamento israeliano. Intanto nel paese (come tra la popolazione di Gaza) cresce la speranza e si attendono la firma e l’attuazione concreta del progetto. «In questo momento, l’intero popolo di Israele è con i rapiti. L’intero popolo di Israele è con le famiglie», ha dichiarato il presidente israeliano Isaac Herzog, secondo il quale l’accordo «porterà momenti di inimmaginabile sollievo alle care famiglie che non hanno chiuso occhio per 733 giorni». Approvare l’accordo, ha aggiunto Herzog, «è anche un’opportunità per guarire, per aprire una finestra di speranza per il giorno dopo, in Medio Oriente e, non meno importante, dentro di noi, come parte di un momento nazionale di buona volontà tra il nostro popolo».
Come informa Ynet, l’ufficio del leader dell’opposizione Yair Lapid ha contattato quello del premier chiedendo un briefing sulla sicurezza prima dell’approvazione dell’accordo. In Israele esiste l’obbligo di aggiornare il leader dell’opposizione una volta al mese e in occasione di eventi straordinari e «tali briefing speciali hanno avuto luogo il 7 ottobre e durante l’attacco all’Iran», prosegue Ynet. L’intesa sarà avversata come previsto dal ministro ultranazionalista Bezalel Smotrich, titolare delle Finanze. «I sentimenti sono contrastanti», ha affermato. Da una parte «enorme gioia per il ritorno dei nostri fratelli rapiti», dall’altra «preoccupazione per le implicazioni dello svuotamento delle prigioni e del rilascio della prossima generazione di leader terroristici. Per questo motivo, «non possiamo unirci a festeggiamenti miopi».
Guarda invece «con favore» all’accordo il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha affermato: «Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati in modo dignitoso. Deve essere garantito un cessate il fuoco permanente. I combattimenti devono cessare una volta per tutte». Per il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, padrone di casa del complesso negoziato, il momento è «storico» e può rappresentare un momento di svolta di ampio respiro perché «non solo chiude il capitolo della guerra, ma apre anche la porta alla speranza per i popoli della regione per un futuro di giustizia e stabilità».
(Nell’immagine: alcuni familiari di ostaggi al telefono con il presidente Usa Donald Trump dopo l’annuncio dell’accordo)