SCAFFALE – L’attualità di una dedica

Due giovani gemelli ebrei tedeschi, Kurt e Heinz Rebhun, nel 1936 sono costretti a lasciare la Germania nazista per la Palestina, all’epoca sotto il mandato britannico. Qui cercano di cominciare una nuova vita, contribuendo alla rinascita della loro patria, Erez Israel, l’unico posto al mondo, a quanto pareva, in cui gli ebrei avessero diritto di vivere. La loro vita cambia completamente, cambiano anche i loro nomi: Kurt diventa Emanuel (Gughi per gli amici), Heinz diventa Chanoch. Diversissimi per carattere (posato e riflessivo Heinz, estroverso e intraprendente Gughi), restano sempre vincolati da uno strettissimo legame. Heinz, arruolato nell’esercito britannico, viene a Napoli, dove incontra e si innamora, ricambiato, di una giovanissima ragazza ebrea napoletana, Luciana, che convince, superando le perplessità della famiglia, a seguirlo in Palestina, dove nasce la loro figlioletta Miriam. L’inquieto Gughi si lega invece, in breve tempo, a due ragazze diverse, dalle quali ha due figli, un maschio e una femmina. Le loro giovani vite sono però entrambe stroncate, a pochi mesi l’una dall’altra, nel 1948, quando Heinz viene ucciso da un cecchino mentre viaggiava in pullman, e Gughi cade combattendo nella battaglia di Latrun. Restano tre bambini abbandonati, costretti a vivere le loro vite, in luoghi diversi, lontani gli uni dagli altri, senza padre.
Questa storia commovente e drammatica ci è già stata raccontata, nel racconto familiare I due della brigata, da Miriam Rebhun, figlia di Heinz, che ci ha fatto rivivere delle pagine di straordinario interesse sul piano tanto privato quanto storico. Ma la storia non è finita, perché Miriam ci offre ora un impensabile prosieguo. Sua nipote Noa, sul sito che raccoglie le storie dei soldati caduti per Israele, è andata nella pagina che parla di suo nonno, Kurt-Emanuel-Gughi, e trova su di essa una sorprendente dedica: Sono Daphna, ho settantasei anni e sono tua figlia. Vivo a Berlino, ora sono in viaggio in Israele e penso a te. Nessun cognome, nessun recapito, solo una data: 2 maggio 2022. E anche sulla pagina del fratello Heinz-Chanoch si trova una dedica analoga: Sono la figlia di tuo fratello.
Ma chi è questa Daphna? Né Miriam né nessun altro suo parente ne aveva mai sentito parlare. L’idea di uno scherzo appare decisamente inverosimile, quindi, a quanto pare, Gughi, oltre alle due figlie riconosciute, ne ha avuto anche un’altra, di cui però nessuno ha mai avuto notizia. Ci sarebbero, quindi, quattro figli, non tre, nati da due padri e quattro madri. Ma Miriam, da anni impegnata in un’appassionata ricostruzione della storia della sua famiglia, non si dà per vinta, e si mette sulle tracce di questa sconosciuta cugina-gemella. Il racconto di questa ricerca è contenuto in un libro di alta intensità, scritto col rigore dello storico e con la sensibilità di un poeta: La dedica (Firenze, La Giuntina, pp. 162, euro 16).
Con una prosa asciutta, limpida, coinvolgente, l’autrice ci accompagna in questo viaggio sulle tracce di Daphna, che è anche, come quello di Ulisse, un viaggio verso le proprie radici, volto a portare alla luce i fili nascosti di una storia che chiede di essere svelata, di essere ricordata. Miriam ha al suo fianco, in tre Paesi differenti (Germania, Italia, Israele), diversi compagni di viaggio, che le fanno compagnia in questa ricerca che ha il senso di un tentativo di riparazione, per quanto possibile, nei confronti di un passato oscuro e violento, che ha reciso tante giovani vite e cambiato il corso di tante altre, cercando di coprire tutto sotto un velo di oblio. Ma una vita non può passare sotto silenzio, deve essere conosciuta, capita.
Riuscirà, la nostra “investigatrice”, a trovare la cugina-gemella perduta? Non vogliamo spoilerare, ma diciamo soltanto che nel racconto di Miriam ci sono tutti i personaggi, tranne due, che hanno svolto un ruolo di primo piano nella storia: i due arabi che, premendo il grilletto, hanno ucciso prima Heinz e poi Gughi. Non si tratta di due eventi uguali, perché Gughi morì in combattimento, mentre Heinz cadde in un’imboscata, mentre, da civile e disarmato, era in viaggio. Si trattò quindi di uno spietato omicidio, senza alcuna giustificazione, per il quale nessuno ha mai pagato. Quanto alla morte di Gughi, si trattava, è vero, di una battaglia. Ma da chi venne ordinata, e perché? Era da poco stata decisa la spartizione della Palestina in due stati, uno arabo e uno ebraico. Quella battaglia, insieme a tante altre, fu la risposta araba alla proposta.
I gemelli Rebhun vissero e morirono negli anni in cui la famosa formula “due popoli due stati” avrebbe dovuto e potuto diventare realtà. Chi continua a ripetere, come un vuoto mantra, quella magica formuletta, farebbe bene a riflettere sul destino dei due coraggiosi fratelli.
Francesco Lucrezi, storico