ISRAELE – Settantamila in piazza per le famiglie riunite
Restituite le salme di solo 4 dei 28 ostaggi uccisi

Dopo due anni di prigionia, Omri Miran ha sentito per la prima volta la figlia Alma chiamarlo “abba”, papà. Quando è stato rapito, la bambina aveva appena sei mesi. Per 738 giorni Alma ha atteso insieme alla sorella maggiore Roni e alla madre Lishay il suo ritorno. Ora quell’attesa è finita, come per le famiglie degli altri 19 ostaggi sopravvissuti: tutti sono tornati a casa e hanno potuto riabbracciare i propri cari.
Tra loro, Bar Kuperstein, sequestrato dai terroristi al Nova Festival di Re’im. Al momento della cattura, l’ultima immagine che aveva del padre Tal era quella di un uomo in sedia a rotelle, incapace di camminare e parlare a causa di un incidente e di un ictus. Oggi, segnato dalla prigionia, Bar ha ritrovato un padre in piedi, pronto ad accoglierlo con un abbraccio. «Stiamo intraprendendo un nuovo ed emozionante viaggio e preghiamo affinché, insieme alla nostra riabilitazione, arrivino buone notizie per tutti e il ritorno a casa di ogni ostaggio», ha dichiarato la famiglia Kuperstein, auspicando anche la restituzione delle 28 salme ancora trattenute da Hamas.
Secondo il Forum degli ostaggi, soltanto quattro corpi saranno riconsegnati oggi a Israele, mentre resta incerta la sorte degli altri. «Le famiglie degli ostaggi deceduti stanno vivendo giorni particolarmente difficili, colmi di dolore», ha spiegato il Forum. «Non abbandoneremo nessuno. I mediatori devono garantire il rispetto degli accordi e assicurare che Hamas paghi un prezzo per questa violazione». Israele piange i morti, ma accoglie tra le lacrime e con gioia i venti liberati, magri, provati dalle torture, ma vivi.
«Sono due anni che aspettiamo questo momento, il momento in cui la nostra piccola famiglia si riunirà. L’uomo che è la mia casa è finalmente tornato, da me e soprattutto da nostro figlio Ram», ha scritto sui social Rivka Bohbot, riabbracciando il marito Elkana. «Ram ha già festeggiato il suo quinto compleanno, ma oggi potrà finalmente celebrare davvero il ricongiungimento con suo padre. Potrà chiamarlo, sentirlo rispondere, abbracciarlo e giocare con lui».
Ogni immagine dei rapiti liberati – i sorrisi, gli abbracci, le lacrime – è stata accolta da applausi e festeggiamenti nella “piazza degli ostaggi” a Tel Aviv, dove circa 70mila persone hanno seguito insieme questo storico giorno. Emozione condivisa anche in Italia, dove il mondo ebraico ha vissuto in diretta la cronaca della liberazione. «Abbiamo seguito minuto per minuto il percorso dei 20 ostaggi sopravvissuti, tanto a lungo atteso, dall’alba di questa mattina, consapevoli che una fase di orrore è ormai alle spalle e si sta scrivendo il futuro», ha dichiarato la presidente Ucei, Noemi Di Segni. «La nostra commozione è ancor più intensa per la coincidenza del loro ritorno con la preghiera solenne “Hoshaana” nelle sinagoghe, in cui invochiamo salvezza e guarigione da ogni sofferenza, accompagnati dal suono struggente dello shofar».
(Nell’immagine in alto, la piazza degli ostaggi a Tel Aviv; in basso, la famiglia di Guy Gilboa-Dalal lo abbraccia poco dopo il suo rilascio)