ISRAELE – Nove caduti riportati in Israele, 19 ancora a Gaza

Netanyahu: «Fino all’ultimo ostaggio»

«La nostra amata Inbar è tornata a casa. È una sensazione indescrivibile, una gioia mista a profonda tristezza». Nel lutto, la famiglia di Inbar Haiman ha accolto con sollievo le spoglie della 27enne, assassinata il 7 ottobre 2023 al Nova Festival. Per due anni la sua salma è rimasta ostaggio di Hamas a Gaza. Ora, come sancito dall’intesa di cessate il fuoco tra le parti, il feretro ha varcato il confine insieme a quello di Muhammad el-Atrash, 39enne del villaggio beduino di Sawa, nel Negev settentrionale, padre di tredici figli. Tracciatore nella Brigata Nord della Divisione Gaza dell’esercito israeliano, el-Atrash è stato ucciso il 7 ottobre mentre combatteva i terroristi a Nahal Oz.
Le due bare sono state consegnate a Gaza dalla Croce Rossa alle truppe israeliane nella tarda serata di mercoledì. Poi l’arrivo in Israele, una prima cerimonia con il rabbinato militare, le bandiere ad avvolgere i corpi e il trasferimento all’istituto forense di Abu Kabir, a Tel Aviv, per l’identificazione. L’esercito ha confermato poche ore dopo l’identità delle salme e ha informato le famiglie. «Ora Inbar riceverà il riposo e l’ultimo saluto che merita. Se fosse qui oggi, ci ordinerebbe di continuare a lottare per tutti i suoi 19 fratelli che rimangono in prigionia», ha sottolineato la famiglia, richiamando l’attenzione sulle 19 salme ancora nelle mani dei terroristi.
Ad oggi, sono nove i caduti restituiti alle famiglie. Hamas sostiene di non aver ancora localizzato gli altri; affermazione smentita da Gerusalemme: secondo fonti dell’emittente Kan, il gruppo terroristico conosce con precisione i luoghi di sepoltura di «un numero a doppia cifra» di ostaggi e, «se lo volesse», potrebbe consegnarli subito. Ai mediatori – Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia – l’intelligence israeliana ha fornito le coordinate di alcuni corpi, chiedendo pressioni dirette su Hamas perché rispetti l’intesa e li restituisca immediatamente, scrive il Jerusalem Post.
Se alcune salme sono rintracciabili, per altre servirà tempo, ha confermato Israele: la distruzione di Gaza, i tunnel crollati, le macerie e la presenza di ordigni inesplosi rendono le ricerche lente e pericolose. «Riporteremo tutti gli ostaggi a casa. Fino all’ultimo», ha promesso il primo ministro Benjamin Netanyahu, parlando alla cerimonia al Monte Herzl, a Gerusalemme, in onore dei soldati caduti durante il conflitto iniziato il 7 ottobre 2023.
Dallo stesso palco, il presidente Isaac Herzog ha richiamato l’attenzione sul “giorno dopo” la guerra e sulla necessità di un orizzonte condiviso: «Mi atterrisce constatare che, persino ora, mentre continuiamo a seppellire i nostri morti, lo spirito di divisione, polarizzazione e odio rialzano la testa». Per Herzog, la fragile tregua rappresenta per il paese un’opportunità per superare i traumi del 7 ottobre e della guerra. «Quando scegliamo di unirci sotto una stessa bandiera e attorno a uno scopo comune, non esiste compito che non siamo in grado di realizzare».