ROMA – 16 ottobre 1943, gli ebrei e il sindaco ricordano il rastrellamento

«Qui ebbe inizio la spietata caccia agli ebrei», si legge sulla targa che all’esterno della Casina dei Vallati ricorda il “sabato nero” degli ebrei romani. Era l’alba di un 16 ottobre di 82 anni fa quando le SS invadevano l’area dell’antico quartiere ebraico, estendendo poi la caccia ad altre zone della capitale. Dei 1022 rastrellati e deportati dai nazisti con la complicità del fascismo, soltanto 16 fecero ritorno. Tra loro un’unica donna, Settimia Spizzichino.
«Non dobbiamo mai dimenticare la Shoah e i crimini commessi del nostro paese. Abbiamo il dovere di ricordare, al fianco della Comunità e dei parenti delle vittime», ha dichiarato il sindaco Roberto Gualtieri, trattenendosi brevemente con la stampa al termine della cerimonia di deposizione delle corone a Largo 16 Ottobre. Accanto a Gualtieri c’erano tra gli altri il presidente della Comunità ebraica Victor Fadlun, il rabbino capo della città Riccardo Di Segni, l’assessore Ucei alla comunicazione Davide Jona Falco, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, la capo dipartimento affari pubblici dell’ambasciata israeliana Ophir Eden e l’assessore regionale alla Mobilità, Fabrizio Ghera. «Questa piazza suscita ricordi molto duri. Civili, famiglie: quello che è accaduto ci fa riflettere su dove arriva l’odio», ha affermato Fadlun, constatando come «gli avvenimenti degli ultimi due anni abbiano risvegliato in noi una sensazione di grande dispiacere» perché «il lavoro sulla memoria non ha dato il risultato sperato» in una parte della società italiana. Fadlun ha definito «il tentativo di impedire a Israele» di giocare a calcio contro l’Italia, in un momento di tregua del conflitto, «solo e soltanto antisemitismo». Mentre in merito alla polemica che ha investito Eugenia Roccella per le sue parole sulle “gite ad Auschwitz”, Fadlun ha affermato che l’intervento della ministra è stato fuorviato. Sempre a Largo 16 Ottobre si terrà, a partire dalle 19.45, la consueta commemorazione promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Per l’organizzazione cattolica, la ferita inferta quel giorno al tessuto della città «è stata profonda e ci richiama all’importanza di un costante impegno contro ogni forma di antisemitismo e di razzismo». Il ricordo del 16 ottobre si è aperto anche quest’anno all’alba, alle ore 5.30 esatte, quando davanti all’ingresso della scuola ebraica il rabbino Alberto Funaro ha suonato lo shofar.

«Dopo il 7 ottobre ogni pagina di memoria della Shoah e ogni sforzo didattico e di trasmissione di quanto avvenuto nel buio di quegli anni assume un significato ancora più importante», dichiara la presidente Ucei Noemi Di Segni. In questo senso, «il dolore più acuto è quello di vedere nuovamente masse, piazze e raggruppamenti che inneggiano al massacro, che ripetono frasi vuote di ogni senso e rispondono al delirio di menti assuefatte e indottrinate all’odio». Per Di Segni, il “Mai più” e la memoria della Shoah come dovere delle istituzionali repubblicane e di ogni cittadino italiano «non possono essere evocati se poi su altre piazze e in altre sedi – parlamentari, accademiche, nei media e nelle iniziative (simil) culturali – si annebbia l’esistenza di Israele, si grida al genocidio». Si chiede poi Di Segni: «Quale memoria può esserci se l’Europa radicalizzata dall’odio non difende le stesse libertà costruite sulle ceneri della Shoah?». La nota integrale della presidente Ucei a questo link.

a.s.