ISRAELE – Restituita la salma di Tal Haimi: restano 15 ostaggi caduti a Gaza

Sono scese a 15 le salme degli ostaggi ancora in mano a Hamas. L’ultima a rientrare in Israele è quella di Tal Haimi, membro della squadra di emergenza del kibbutz Nir Yitzhak, caduto il 7 ottobre 2023 mentre difendeva la comunità dall’assalto dei terroristi palestinesi e rapito a Gaza.
La moglie Ella, dopo oltre due anni di attesa, potrà ora dare al marito una degna sepoltura: «Il sollievo è immenso, anche se il dolore non scompare. Tal è tornato, ma penso alle famiglie che ancora aspettano. Conosco la loro angoscia, la sensazione di soffocamento». Haimi lascia quattro figli, l’ultimo nato dopo la sua morte. Per Ella il ritorno del corpo «è un momento di chiusura» e insieme «l’inizio di una nuova speranza».
Mentre Israele si raccoglie nuovamente nel lutto, a Tel Aviv nove ostaggi liberati hanno incontrato gli inviati americani Steve Witkoff e Jared Kushner, considerati i principali artefici dell’accordo che ha permesso gli ultimi rilasci. Tra abbracci e sorrisi, gli ex rapiti hanno consegnato doni ai due emissari, ma hanno anche ribadito la loro richiesta: ottenere da Hamas la restituzione delle ultime 15 salme. Dopo l’incontro Matan Angrest, uno dei sequestrati tornati in libertà il 13 ottobre, si è recato nella piazza degli ostaggi per rendere omaggio ai rapiti a Gaza. «Faremo tutto il possibile per riportarvi a casa», ha promesso. Poche ore dopo, Hamas ha annunciato la restituzione in serata di altre due salme.
Oltre a Witkoff e Kushner, in Israele oggi è arrivato il vicepresidente americano J.D. Vance, impegnato in 48 ore di incontri. La sua presenza non è soltanto simbolica: secondo i media locali, Vance è venuto a fare pressione sul primo ministro Benjamin Netanyahu, giudicato da Washington troppo titubante sul mantenimento della tregua e sull’avanzamento dei negoziati.
Il contesto sul terreno resta instabile. Fonti militari israeliane, citate da ynet, stimano che Hamas disponga ancora di 10.000-20.000 combattenti attivi, dopo averne persi circa 20.000 dall’inizio della guerra. Le Idf, riporta un’analisi militare, hanno distrutto circa il 90% dei razzi e dei siti di produzione, oltre a colpire le rotte di contrabbando. Malgrado questi danni, il gruppo continua a riorganizzarsi rapidamente: la rete di tunnel sarebbe ancora intatta per il 70-80% e la macchina del reclutamento ha sostituito i veterani eliminati con giovani meno esperti ma numerosi.
Da quando le forze israeliane si sono ritirate dietro la cosiddetta «linea gialla», Hamas è ricomparso nelle strade di Gaza per proiettare un’apparente normalità, giustiziando oppositori e sospetti collaboratori di Israele. L’emittente Kan 11 ha riferito che l’organizzazione vuole partecipare, con il consenso dei mediatori arabi, alla selezione di metà dei componenti di un ipotetico governo tecnocratico postbellico. Una mossa che consentirebbe ai terroristi di mantenere una forte influenza politica anche dopo la fine ufficiale del conflitto: uno scenario che Israele intende impedire.
Sul futuro di Hamas è intervenuto anche il presidente Donald Trump. Sul suo social Truth ha scritto di aver ricevuto «offerte esplicite e decise» da diversi alleati mediorientali pronti a entrare in forze a Gaza per «mettere in riga Hamas» in caso di violazioni. «Ho detto a loro e a Israele: ancora no», ha affermato Trump, aggiungendo: «c’è ancora speranza che Hamas faccia ciò che è giusto. Se non lo farà, la sua fine sarà rapida, furiosa e brutale».
(Nell’immagine, Steve Witkoff e Jared Kushner incontrano a Tel Aviv una delegazione di ostaggi liberati lo scorso 13 ottobre)