LIMMUD ITALIA DAYS – Sandro Servi: Porte aperte al confronto, sempre con rispetto

Il senso di comunità nel mondo ebraico esce rafforzato dagli ultimi due durissimi anni? Lo chiediamo a Sandro Servi, educatore e anima dei Limmud Italia Days, la cui decima edizione è in programma a Firenze il 7 e l’8 dicembre. L’evento viene presentato non solo come un momento di studio e confronto sulla falsariga delle passate edizioni, ma anche come uno spazio «per consolidare l’immagine che abbiamo di noi stessi, la nostra cultura e la nostra identità, ora oggetto di attacchi esterni devastanti». Al riguardo il pensiero di Servi è che non sia possibile una risposta univoca alla domanda posta, perché «in percentuali diverse ritengo che nelle nostre Comunità vi siano persone che usciranno rafforzate da questa esperienza e maggiormente solidali, e persone più fragili dal punto di vista dell’identità, che potrebbero anche soccombere alla delusione e alla depressione». Serve per Servi un impegno consapevole ed è «un dovere delle Comunità e delle istituzioni ebraiche aiutare il pubblico ebraico a affrontare la situazione, evitando che siano solo i media e i social a influenzare e condizionare le opinioni e i sentimenti». Anche di questo si parlerà al Limmud 2025, con tra i temi annunciati “Ebrei e politica italiana”. Nel panel che si sta allestendo, anticipa Servi, sono previsti interventi di esponenti della vita politica nazionale ai quali verrà chiesto di portare la propria testimonianza. Seguirà un dibattito informale con il pubblico «nel quale verrà approfondito il tema, analizzando le sfide e le problematiche che in questo cruciale periodo stanno incontrando gli ebrei in contatto con la politica».
È un tempo carico di sfide in ogni ambito, prosegue Servi, perché «per la prima volta dal secondo dopoguerra gli ebrei italiani si trovano a sperimentare, nella vita quotidiana, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, per strada, l’ostilità di ampie fasce della società circostante». In questo senso la sua convinzione è che «la nostra risposta debba includere un recupero della nostra cultura più autentica, una riflessione sulla nostra storia e sulla nostra identità, una revisione del troppo facile ottimismo con il quale abbiamo affrontato il rapporto con le istituzioni politiche e culturali del paese». Passando anche da snodi come il Limmud, quindi, perché «occasione privilegiata e importante per ritrovarci insieme, tra noi, in un ambiente sereno e amichevole, per parlarci e ascoltarci». Il programma è un work in progress, perché come ogni anno nasce dalle offerte culturali dei partecipanti e ciascuno può essere protagonista. Un panel sarà in ogni caso dedicato a “Arte e ebraismo” e in quello spazio verranno presentati quattro case-studies relativi a cinema, pittura, musica e letteratura con focus rispettivamente su Il cantante di Jazz di Alan Crosland, The Rothko Chapel di Mark Rothko, Un sopravvissuto di Varsavia di Arnold Schoenberg e Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani, analizzando in profondità tra gli altri il nodo «del rapporto, spesso problematico, tra l’artista e la sua identità ebraica». Mediamente, riflette Servi, il partecipante al Limmud «è una persona colta, a volte specializzata in discipline accademiche, una persona curiosa, a volte “laica” a volte “religiosa”, raramente “bigotta”». Frequentano così tra gli altri il Limmud «artisti, musicisti, pittori, fotografi, amanti della danza e della cucina» e pure loro «anelano a integrare la passione della loro vita con i principi della Torah e a mostrare che la loro creatività può ispirare e essere alimentata da miti e riti della cultura ebraica». Tutti condividono in ogni caso la convinzione «che lo studio arricchisce la persona, amplia gli orizzonti ed è indispensabile» per definire se stessi e il proprio posto nel mondo.
Sin dalla sua fondazione il Limmud è un evento con caratteristiche «abbastanza particolari», precisa Servi. Tutti i partecipanti possono essere sia insegnanti sia studenti, le presentazioni si svolgono in contemporanea e così ciascuno può costruire il proprio itinerario personale in base a gusti e interessi. Il caposaldo è in ogni caso il principio che le discussioni “le-shem Shamàim”, condotte cioè in nome del Cielo, «possano dare un contributo positivo per promuovere l’educazione e la comprensione di tutti» senza mai prestarsi «a legittimare o delegittimare le varie posizioni religiose o politiche presenti nel mondo ebraico» né a promuovere attacchi personali «nel materiale proposto». Questo è in fondo il “segreto” per alimentare «un ambiente culturale piacevole e tollerante, che incoraggia le persone a superare gli stereotipi sugli altri». Dieci anni di Limmud, il bilancio è positivo? «Essendo una associazione di volontari, ogni anno ci domandiamo se vale la pena fare tutto il lavoro organizzativo necessario», risponde Servi, «ma alla fine di ogni evento è tale la soddisfazione che ricaviamo dalle manifestazioni di gratitudine dei partecipanti che ogni volta ci rincuoriamo».

Adam Smulevich

Per iscriversi all’evento: www.limmud-italia.it
Per informazioni: info@limmud-italia.it