ROMA – Nova Festival, il racconto di due sopravvissuti: Viviamo per portare luce al mondo

«Sono giorni difficili, tra cordoglio e speranza». Yonatan Peled, l’ambasciatore d’Israele in Italia, riassume così lo stato d’animo del popolo israeliano. Da una parte c’è la gioia «per il ritorno degli ostaggi vivi, anche se sappiamo che la loro strada sarà dura e dovranno ricostruire le proprie vite». Dall’altra c’è la logorante attesa per il rientro dei corpi degli ostaggi uccisi, l’impegno a dare loro degna sepoltura, «perché solo allora potremo iniziare un percorso di guarigione». Le parole del diplomatico, affidate a un videomessaggio, hanno inaugurato la commemorazione dei massacri del 7 ottobre organizzata dall’ambasciata al centro culturale ebraico Il Pitigliani di Roma. Una serata incentrata sui fatti del Nova Festival attraverso la proiezione del documentario We Will Dance Again del regista Yariv Mozer, vincitore a giugno di un Emmy Award. Un’ora e mezzo di testimonianze che affrontano «la tragedia e la forza di una generazione che rifiuta di farsi spegnere dal terrore», ha spiegato Peled. A confermarlo due giovani scampati al massacro, intervistati al termine della proiezione dalla giornalista Francesca Nocerino. «Non saremo più i giovani di prima. Stiamo cercando di guarire ogni giorno, di essere migliori per noi stessi, per la nostra nazione. Non è semplice, ma parlare ci fa sentire meglio», ha dichiarato per primo Yuval Siman Tov. «Sto cercando anche io di condurre una vita normale, di essere forte», ha affermato Tamir Leshetz.
Speranza può essere la parola del futuro? «Crediamo nel vivere in pace, in allegria, in amore, con il sorriso. Anche se la situazione è complicata», ha riconosciuto Siman Tov. «Ho smesso di chiedermi perché sono sopravvissuto e ho iniziato a focalizzarmi sulla vita. Voglio che il mondo abbia più luce, questo è il mio piccolo contributo», gli ha fatto eco Leshetz. Nell’atrio del Pitigliani erano esposte due sculture della serie Children’s Houses, realizzate dall’artista Rami Ater per incarnare la tensione tra «la resilienza delle comunità» dei kibbutz vicino a Gaza e il «tentativo di annientarle» da parte dei terroristi. Ha concluso la serata un intervento di Stefano Parisi, il presidente dell’associazione Setteottobre, che ha dato appuntamento alla manifestazione nazionale “Per la nostra libertà. A testa alta con gli ebrei” organizzata per giovedì 30 ottobre alle 19 in piazza Santa Apostoli a Roma. Per Setteottobre, è necessario «reagire prima che sia troppo tardi» davanti a «leader politici e sindacali» che «cavalcano l’onda d’odio esplosa in piazze, atenei, autogrill, aeroporti, negli eventi sportivi, nei festival culturali» e a «giornalisti, intellettuali e opinion leader» che «si sentono liberi di dire senza pudore ciò che la retorica della memoria teneva nascosto».

Adam Smulevich