LA RIVISTA – Il Giubileo, la speranza, la radice ebraica: il quinto numero di Erre
È in uscita il quinto numero di Erre, la rivista della Fondazione Rut emanazione del progetto di traduzione in italiano del Talmud babilonese.
Quasi 200 pagine dedicate al Giubileo, in quest’anno sacro alla cristianità, con un’attenzione alla radice ebraica di questa antica istituzione. Una delle parole chiave dell’ultima uscita di Erre, che sarà presentata nel pomeriggio di mercoledì alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma, è speranza. Un sentimento che ha ancora “senso” evocare perché «tra guerre, crisi e catastrofi sembra che il pianeta vada a rotoli», ma in realtà i dati «raccontano un’altra storia: povertà, fame e malattie ai minimi storici, aspettativa di vita e diritti in crescita». Bisogna però «alzare il naso» e «avere uno sguardo globale» sul presente, affrontando comunque le sue ferite. Alcune delle più dolorose sono arrivate negli ultimi due anni dal Medio Oriente, dove ora torna forse a soffiare per l’appunto una fragile speranza. Si parla diffusamente di questi temi nei “messaggi dal fronte” scritti dalla giornalista Manuela Dviri, mentre un approfondimento sul Dinah Project si concentra sull’utilizzo diffuso della violenza sessuale da parte di Hamas. L’intenso esplicitato è far «riconoscere la violenza sessuale come un crimine contro l’umanità» e «stabilire parametri di valutazione giuridica più efficienti». Dal 7 ottobre ai campi sportivi. In una intervista Evelina Christillin, componente del Consiglio della Fifa, rilancia la funzione dello sport come ponte e mai barriera, anche rispetto al Medio Oriente, perché «è responsabilità nostra fare in modo che unisca, non divida».
Tra i contenuti più strettamente ebraici della rivista diretta da Giovanna Martelli c’è un intervento del musicologo ed ebraista Stefano Patuzzi, che ricorda come il Giubileo fosse un momento peculiare in Terra d’Israele, un momento in cui «si restituivano le terre confiscate» e si liberavano gli schiavi, con l’intento di annullare o mitigare le sperequazioni, fossero economiche o sociali». Ne scandiva l’inizio «il suono stentoreo di un corno d’ariete, in ebraico yovèl, donde il nome».
Tanti ancora i temi affrontati da Erre: si parla ad esempio di Giubileo e induismo, del Giubileo visto dai Musei vaticani, della prospettiva della Soka Gakkai sull’istante presente come tempo sacro. E ancora si mettono al centro le storie delle migrazioni e l’Amazzonia «polmone della terra ricca del sapere dei suoi popoli».
a.s.