MEDIO ORIENTE – Trump: «Se Israele annette la Cisgiordania perde il sostegno Usa»

Una iniziativa «molto stupida». Lasciando Israele dopo due giorni di missione, il vicepresidente Usa J.D. Vance ha criticato duramente il voto preliminare della Knesset sull’annessione della Cisgiordania. «Mi è stato detto che era una manovra politica senza alcun significato pratico, puramente simbolica. Se lo era, è stata una manovra molto stupida, e personalmente la considero un insulto», ha detto Vance. «La Cisgiordania non sarà annessa da Israele. Questa è la politica dell’amministrazione Trump e continuerà ad esserlo».
Poco dopo è stato lo stesso Donald Trump a chiudere la questione. In un’intervista a Time, il presidente ha ribadito che «non ci sarà alcuna annessione», avvertendo che in caso contrario Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti». «Ho dato la mia parola ai Paesi arabi. Abbiamo ricevuto un grande sostegno dalla regione. Non è possibile tornare indietro».
Le dichiarazioni hanno aperto un ampio dibattito sui media israeliani. Con sarcasmo, Amit Segal di Canale 12 ha osservato che «con un’abile manovra politica, i sostenitori della sovranità sono riusciti a ottenere che il presidente americano più favorevole agli insediamenti dichiarasse, con la sua stessa voce, che Israele perderà l’America se applicherà la sovranità».

Il bibisitting
Mentre Vance ha lasciato l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, in serata è atteso l’arrivo del segretario di Stato Marco Rubio per colloqui con Netanyahu e i vertici della difesa. Al centro della missione, il consolidamento del cessate il fuoco a Gaza e la definizione della forza di sicurezza internazionale incaricata di disarmare Hamas. Questo intenso via vai di emissari americani, osserva la giornalista israeliana Tal Shalev, è stato definito da un funzionario Usa «Bibi-sitting»: la presenza costante di Washington «per assicurarsi che Netanyahu, soprannominato Bibi, rispetti gli impegni dell’accordo di tregua mediato dagli Stati Uniti».
Sulla tregua, Vance ha parlato di un accordo «sostanzialmente rispettato» da entrambe le parti, con «piccole eccezioni qua e là». «Finora la pace sta tenendo e ora dobbiamo capire come farla durare», ha sottolineato, ribadendo l’impegno Usa a lavorare con Israele e con i paesi arabi coinvolti. Il vicepresidente ha annunciato che la nuova Forza di sicurezza internazionale assumerà la guida nel disarmare Hamas: «Ci vorrà tempo e dipenderà molto dalla composizione di quella forza. Alcuni paesi sono in grado di dare un contributo serio, altri meno». Sulla composizione di questa missione, Vance ha ribadito che la maggior parte delle discussioni riguarda «i nostri amici arabi del Golfo e naturalmente gli israeliani. È una conversazione tra noi, i sauditi, gli emiratini, i qatarioti e altri attori che avranno un ruolo».
A proposito di Arabia Saudita, e sullo sfondo delle tensioni con Washington per il voto alla Knesset, hanno suscitato polemiche le parole del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich. Intervenendo a una conferenza a Gerusalemme, ha escluso la possibilità di uno stato palestinese come condizione per un accordo di normalizzazione con Riyadh, aggiungendo che i sauditi possono «continuare a cavalcare i cammelli». Dichiarazioni che hanno provocato una dura reazione del ministero degli Esteri saudita e critiche da parte dell’opposizione israeliana, che accusa Smotrich di mettere a rischio i rapporti strategici con la regione proprio mentre alla Casa Bianca si prepara l’incontro di novembre tra Trump e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.