ROMA – Crescenzo Del Monte, l’omaggio a 90 anni dalla morte

«Io so’ jodìo romano: e so’ romano da témpo de li témpi de l’antichi quanno che se magnaveno li fichi», rivendicava Crescenzo Del Monte (1868 – 1935), poeta e sonettista celebre per i suoi componimenti in giudeo romanesco e per le traduzioni di testi medievali e cinquecenteschi. A 90 anni dalla morte, la Fondazione per il Museo ebraico di Roma ha organizzato insieme al Centro Studi Giuseppe Gioacchino Belli un pomeriggio di studio per riflettere con alcuni esperti su cosa rimane di quel dialetto e su come viene oggi utilizzato in varie forme artistiche ed espressive.
«Del Monte nacque alla fine dell’epoca del ghetto in una casa che si trovava dove siamo oggi, nell’area in cui sarebbe sorto il complesso monumentale della sinagoga. Ebbe un’infanzia felice, distinguendosi per l’arguzia nel parlare. La sua fu una vita semplice e modesta. Non lasciò mai la sua città, di cui conosceva ogni vicolo e pietra» ha raccontato Lia Toaff, coordinatrice e responsabile dei progetti didattici del museo ebraico. Proprio il museo ha accolto di recente gran parte del suo archivio, composto di documenti, lettere, manoscritti preparatori e un ampio archivio fotografico. Del Monte fu un formidabile autodidatta, ha proseguito Toaff, dedicandosi a studi glottologici, filologici e letterali in totale autonomia, «frequentando musei e biblioteche». Morì tre anni prima della promulgazione delle leggi razziste e visse quindi «senza delusioni» l’età dell’emancipazione apertasi due anni dopo la sua nascita con la fine del regime del papa re e del ghetto. Il critico letterario Marcello Teodonio, massimo studioso di Belli, ha poi approfondito «le ragioni dell’incontro» tra romanesco e giudeo romanesco. «La figura di Del Monte è molto coerente con la Roma in cui visse e del tutto coerente con l’immagine che Belli dà degli ebrei romani, né negativa, né esaltatoria: un’immagine che attraversa la vita con le sue ironie e contraddizioni», ha spiegato il critico letterario, ricordando come Belli fu per Del Monte un punto di riferimento assoluto «per coerenza e severità». È seguita una tavola rotonda, introdotta e moderata da Micaela Procaccia, con interventi di Sandro Di Castro (“Scrivere poesie”), Alberto Pavoncello (“Recitare e scrivere commedie”) e Amedeo Spagnoletto (“Il giudeo romanesco nella Haggadà di Pesach”). Il giudeo romanesco ha un futuro? Assolutamente sì, ha sostenuto Procaccia, parlando di «grande vivacità» in molti ambiti.

a.s.