DAFDAF 161 – Abbasso la plastica!

Presentando il numero 161 di DafDaf, abbiamo ricordato come uno dei temi cui sarà dedicato il giornale ebraico dei bambini lungo tutto il 5786 sia non solo importante, ma urgente: cosa significa, in concreto, “riparare il mondo”? Come possiamo dare corpo e sostanza all’idea del tiqqun ‘olam (תיקון עולם‎)? La tutela dei mari, cui abbiamo dato spazio già negli scorsi numeri è l’argomento di Plasticus Maritimus, il libro di Ana Pêgo e Isabel Minhós Martins illustrato da Bernardo P. Carvalho e pubblicato da Topipittori.

Un manuale che invita i giovani lettori a comprendere l’emergenza causata dalla plastica, con la sua diffusione capillare, e quale minaccia rappresenti per l’ecosistema marino. Attraverso spiegazioni, illustrazioni e attività pratiche, il libro mostra come anche piccoli gesti quotidiani, come rinunciare agli imballaggi monouso oppure osservare la storia degli oggetti che incontriamo, possono avere un impatto concreto. Le 5 R – ossia ripensare, rifiutare, ridurre, riparare, riutilizzare – diventano strumenti concreti per agire e responsabilizzarsi. E se riciclare non basta, la consapevolezza e la collaborazione tra cittadini possono davvero fare la differenza. E sono spesso i più giovani che spiegano agli adulti come proteggere un mondo sempre più in difficoltà.

buona lettura!

a.t.

De-plasticizziamoci!

Il mese scorso, presentando l’ultimo gioco di Diego Manna, Plastic Fighters!, scrivevamo:

“Il mare è bellissimo, ma spesso è pieno di nemici: bottigliette, sacchetti, pezzi di plastica che finiscono in acqua e mettono in pericolo pesci, tartarughe, uccelli e persino noi esseri umani. A volte sembra una battaglia impossibile… “.

E più avanti, raccontando il funzionamento del gioco, avevamo aggiunto: ” Non si vince mai da soli, si vince soltanto collaborando. Si costruiscono centri di riciclo, si diffondono buone abitudini, si proteggono spiagge e animali in difficoltà”.

E noi di DafDaf, lo sapete, crediamo davvero nel potere della conoscenza, e non ci facciamo sfuggire l’occasione di presentare un libro…

Ecco a voi, quindi, Plasticus Maritimus. Una specie invasiva, della biologa Ana Pêgo e di Isabel Minhós Martins, illustrato da Bernardo P. Carvalho, pubblicato in Italia da Topipittori. È un manuale bellissimo, che ha ricevuto la menzione speciale non fiction del Bologna Ragazzi Award 2020, il premio della Bologna Children’s Book Fair, la più importante fiera mondiale dedicata al libro per bambini e per ragazzi.

Leggerlo significa comprendere meglio l’emergenza ambientale costituita dalla plastica, che assedia mari, oceani, fiumi. Non solo analizza il problema e offre punti di vista interessanti sulle soluzioni possibili, ma obbliga a riflettere sulle scelte individuali.

Ci sono spiegazioni, illustrazioni, fotografie, schizzi e infografiche, tutto per raccontare la storia di una specie esotica e invasiva che si trova in tutti i mari e in tutte le aree costiere del mondo.

Si può presentare tante forme e in tutti i colori, e può essere invisibile. Si muove facilmente e rapidamente, segue i venti e le correnti e si adatta con facilità a tutti gli ecosistemi.

Nome scientifico?

Plasticus maritimus, denominazione inventata dalla biologa Ana Pêgo, che se ne occupa da sempre e che negli ultimi anni ha deciso di dedicare il proprio tempo a sensibilizzare cittadini di tutte le età sul problema della plastica negli oceani.

Nel 2014, per esempio, ha ricostruito lo scheletro di una balena di dieci metri usando solo oggetti di plastica bianca trovati sulla spiaggia.

Inventa e organizza laboratori e seminari sull’ambiente da molti anni, e ha raccolto in questo libro tutto quello che ha imparato su questa nuova “specie invasiva” che rappresenta l’80% dei rifiuti presenti negli oceani e che cresce così rapidamente da lasciar supporre che entro il 2050 nei mari del mondo ci sarà più plastica che pesci.

Ana dice: «Se fossimo tutti consapevoli dell’impatto delle nostre abitudini quotidiane, se sapessimo che il palloncino che liberiamo nell’aria e i bastoncini di ovatta che gettiamo nello scarico del bagno finiranno nel mare, decideremmo di fare qualcosa. Non possiamo continuare ad aspettare che siano gli altri a risolvere il problema: dobbiamo essere attivi


Sostiene che non è necessario cambiare radicalmente comportamenti, basta stare attenti: per esempio rinunciando ai biscotti venduti in confezioni multiple o tutti gli imballi monouso.

Servono suggerimenti concreti, bisogna rendere semplici le cose complicate e far sì che tutti possano

Ogni anno, circa otto milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, sono mille tonnellate di plastica scaricata in mare ogni ora: un camion pieno al minuto.

Certo, sono i governi e le amministrazioni locali a dover educare i cittadini; ma anche noi cittadini che possiamo esigere dai nostri governi un atteggiamento più attento.

La soluzione non sta semplicemente nella raccolta differenziata, servono le

5 R:

ripensare

rifiutare

ridurre

riparare

riutilizzare

E no, la R di Riciclare non c’è. perché Riciclare non è una soluzione: il riciclo oltre a non essere ancora abbastanza diffuso, consuma risorse; la plastica non è riciclabile all’infinito e non è affatto facile da riciclare.

Sapete cosa è un beachcomber? È una persona che non si limita a ripulire le spiagge dai rifiuti, ma è anche interessata all’origine e alla storia degli oggetti che trova. Dovreste provare, il risultato è incredibile. Ana, per esempio, su una spiaggia in Portogallo è riuscita a raccogliere 133 cannucce e 253 tappi di bottiglia in 20 minuti…