ROMA – Tra Resistenza e Resa, le parole per una memoria consapevole

«Semina la memoria, coltiva la giustizia, raccogli la libertà».
Sono i tre imperativi del primo incontro della terza edizione del progetto per docenti e studenti “Tra Resistenza e Resa: per (Soprav)vivere liberi!”, promosso dalla Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) di Milano insieme alla Commissione storica dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi). Il percorso di educazione a una memoria consapevole, sostenuto tra gli altri dall’Ucei, si è aperto con una testimonianza di Edith Bruck e un messaggio di apprezzamento della senatrice a vita Liliana Segre.

La testimonianza di Bruck

«In un momento in cui le guerre alimentano opposizioni invece che esperienze di dialogo, per noi educatori e insegnanti è importante attivare percorsi che aiutino gli studenti a lavorare sulle fonti e la conoscenza esatta della storia», ha spiegato il presidente della Fondazione Cdec Gadi Luzzatto Voghera, intervenendo alla sala degli atti parlamentari della biblioteca del Senato a Roma per il lancio del progetto. Tra i relatori insieme a Bruck due studiosi stranieri esperti di contrasto alle parole dell’odio, Mehnaz Afridi (Manhattan University) e Bjorn Krondorfer (Northern Arizona University). Afridi, nata in Pakistan, musulmana, è stata premiata dall’Anti-Defamation League per la sua dedizione in questo ambito.
Bruck, in dialogo con l’insegnante Deborah d’Auria, ha ripercorso la sua storia, l’orrore della deportazione in campo di sterminio, il suo essere sopravvissuta, la scelta di testimoniare. Un impegno declinato anche attraverso poesie e libri. Come Il pane perduto, uno dei suoi testi di maggior successo, dal quale si è dipanato il suo ragionamento e messaggio di vita. «Oggi non sono più certa che la mia testimonianza e quella degli altri sopravvissuti sia servita», ha scritto Segre. «Continuo però a sperare che proprio iniziative come questa siano d’aiuto contro i rigurgiti».

«Un 27 gennaio con il cuore pesante»

Alessandro Spanu, il presidente Ucebi, ha sottolineato in apertura di incontro come sia compito delle comunità di fede «promuovere conoscenza e dialogo a partire dall’ascolto dell’altro» e ripartire dalle storie, anche da quelle piccole, soprattutto in un momento in cui «i canali di ragionamento e dialogo» sembrano essersi seccati. «Arriviamo con il cuore pesante al 27 gennaio», ha dichiarato la presidente Ucei Noemi Di Segni, ravvisando «una narrativa distorta» sulle vicende della persecuzione, sull’ebraismo, su Israele. Per quanto riguarda il Giorno della Memoria, Di Segni ha annunciato che «il tema proposto è stato la memoria scritta, in un percorso che si focalizzerà su documenti, testimonianze, narrazione, letteratura e poesia». Per lo storico Manuele Gianfrancesco (Fondazione Museo della Shoah di Roma), le tre azioni evocate nel titolo dell’incontro sono «distinte e interconnesse, perché non c’è memoria e libertà senza giustizia, non ci sono memoria e giustizia senza un accertamento rigoroso dei fatti e non ci sono memoria e giustizia senza una giustizia riparatrice». L’assessore Ucei alle politiche educative Livia Ottolenghi, intervenuta in rappresentanza dell’Università La Sapienza di Roma, ha ricordato i quattro anni dell’accordo quadro sulla memoria stilato dall’ateneo insieme a istituzioni del mondo ebraico e dedicate al ricordo. «Ha contribuito a formare oltre 2mila studenti universitarie e innumerevoli ragazzi nelle scuole italiane», ha esordito Ottolenghi. «Nell’ultimo periodo l’adesione è però rallentata, ma queste sono iniziative da mantenere anche attraverso piccole, grandi storie da raccontare». Lello Dell’Arriccia, il presidente di Progetto Memoria, ha illustrato l’impegno di testimonianze nelle scuole dell’associazione: «Non cerchiamo commemorazioni, ma vogliamo riflettere su cosa e come è accaduto. È un passaggio di testimone affinché non accada mai più, non solo agli ebrei. Stiamo avendo qualche difficoltà. Ci sono state pochissime richieste per il 16 ottobre e pure per il 27 gennaio». Paolo Prota, l’ideatore a Milano de La Biblioteca Ostinata, ha invitato a rileggere la biografia del teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer. Dalla sua vicenda, ha affermato, si apprende che «una decisione morale va calata nella situazione in cui si è» e «agire responsabilmente significa a volte anche peccare».