CULTURA – Da Rashi ai cedri, la Calabria riscopre le sue radici ebraiche

Dal Commentario alla Bibbia di Rashi ai Cedri della riviera calabrese: la Calabria celebra il suo antico volto ebraico con le sue cento giudecche, la Sinagoga di Bova Marina e centinaia di reperti sparsi in tutto il mondo. È quanto è emerso dal convegno «La Calabria ebraica famosa nel mondo: Dal Commentario al Pentateuco di Rashi alla selezione dei cedri kasher», ospitato nella sala della Stampa Estera a Palazzo Grazioli a Roma. È emersa una Calabria per secoli, crocevia di culture, spiritualità e saperi legati alla tradizione ebraica. L’incontro è stato moderato dal giornalista e opinionista Klaus Davi che ha spiegato la sua «avventura» alla riscoperta delle radici ebraiche della Calabria, un percorso iniziato nel 2022 e che vede oggi il suo punto di arrivo, «anche con una campagna di comunicazione sulla stampa israeliana».
Fra i relatori intervenuti, Ophir Eden, capo degli Affari Pubblici dell’ambasciata di Israele in Italia, ha sottolineato la grande eredità culturale trasmessa dalla Calabria, la cui presenza ebraica è una delle più antiche al mondo. «Alcuni studiosi suppongono che la famiglia di Rashi provenisse dalla Calabria», ha affermato Eden. «Il cedro che utilizziamo nella festa di Sukkot viene esportato in tutto il mondo e crea un ponte fra Italia e Israele. Attraverso lo studio di queste storie dalla sinagoga di Bova Marina onoriamo il passato e creiamo le basi per il futuro».

«L’UCEI è stata determinante per questo progetto», ha sottolineato Davi, ricordando come «la presidente Noemi Di Segni abbia subito accolto l’idea di valorizzazione e riscoperta della Calabria ebraica e l’abbia poi seguita lungo tutto il percorso». Il segretario generale UCEI Uriel Perugia, ha osservato che «la lotta all’antisemitismo si conduce anche facendo conoscere gli ebrei e la loro cultura». Quindi ha citando la frase contenuta nel salmo 119: la tua legge è la mia legge. «Non si tratta di accettare passivamente e sottomettersi alla legge del luogo ma di farla propria, e questo precetto ha ancora molto da insegnare soprattutto in un momento come quello attuale».

«La storia dell’ebraismo di Calabria è complicata anche perché le tracce sono sparse nel mondo», ha osservato lo storico Tonino Nocera. «In Calabria furono stampate circa 300 copie del Commentario di Rashi ma una sola è giunta sino a noi ed è custodita alla Biblioteca Palatina di Parma».

La ricerca ha portato alla luce nuovi legami tra il celebre commentatore biblico medievale Rashi di Troyes (XI secolo) e alcune scuole rabbiniche attive nell’Italia meridionale, in particolare in Calabria. Analisi filologiche e storiche mostrano che alcune glosse dei testi di Rashi trovano corrispondenza in fonti ebraiche calabresi coeve, a conferma di una rete intellettuale che attraversava il Mediterraneo. La Calabria bizantina e normanna ospitava comunità ebraiche floride, dedite alla copiatura di testi sacri e alla diffusione della lingua ebraica. Tracce di manoscritti provenienti da scribi calabresi sono oggi conservate in biblioteche di Londra, Parigi e New York.

Angelo Adduci, presidente della Associazione del cedro di Calabria, ha raccontato al pubblico i suoi ricordi di bambino quando alla tavola della sua famiglia partecipava il rabbino Moshè Lazar. Quest’ultimo negli anni ’50 è stato il pioniere della certificazione del cedro di Calabria, ma è stato negli anni seguenti che questo rapporto di collaborazione si è irrobustito: «Negli anni ’90 ho chiesto a rav Lazar di intercedere presso rav Elio Toaff per la pubblicazione di un volume sul cedro di Calabria», ha ricordato Adduci. «Non rendendomi conto che rav Lazar era egli stesso un gigante. Questa collaborazione è continuata grazie al figlio, Menachem Lazar, a Roque Pugliese, a rav Rodal e a Noemi Di Segni».

Il più ampio obiettivo è costruire un percorso di riscoperta e valorizzazione del patrimonio ebraico calabrese, attraverso studi, mostre, itinerari e collaborazioni internazionali. Dai mosaici di Bova fino ai toponimi che ancora oggi raccontano la presenza ebraica nel territorio, la Calabria si propone come ponte naturale tra Oriente e Occidente. Su questa linea anche Gisele Levy intervenuta a nome della Federazione Associazioni Italia Israele.

A conclusione dell’incontro il medico Roque Pugliese ha portato il saluto della sezione calabrese della Comunità ebraica di Napoli il cui insediamento torna sul territorio dopo 500 anni. «Stiamo cercando di ricostruire la storia della medicina ebraica in Calabria» ha spiegato con commozione. «Siamo usciti dai libri di storia e abbiamo cominciato a recuperare il nostro passato, anche se in Calabria non ci siamo mai sentiti estranei». Un messaggio che guarda al futuro, ma affonda le sue radici in un passato che continua a parlare, tra le pagine dei manoscritti medievali e il profumo dei cedri che maturano al sole del Tirreno.

Lucilla Efrati