ISRAELE – Ripristinato il cessate il fuoco a Gaza, Katz: «Risposto alle violazioni di Hamas»

A Rafah, nel sud di Gaza, l’esercito israeliano lavora per smantellare le infrastrutture di Hamas, in particolare i tunnel. Gli escavatori e altri mezzi pesanti vengono usati per individuare, distruggere o rendere inutilizzabile la rete sotterranea dei terroristi. In questa operazione era impegnato il sergente maggiore di riserva Yona Efraim Feldbaum, 37 anni: stava manovrando un escavatore quando un cecchino di Hamas lo ha preso di mira e ucciso. Subito dopo, un lanciarazzi ha aperto il fuoco contro un veicolo blindato israeliano.
L’incidente, in piena violazione del cessate il fuoco, ha provocato la risposta immediata delle Idf: attacchi mirati a infrastrutture e postazioni terroristiche, con decine di obiettivi colpiti e oltre 30 comandanti di Hamas eliminati, secondo i portavoce militari. Questo nelle ultime 24 ore; poi, in mattinata, Israele ha dichiarato il ripristino del cessate il fuoco, ribadendo che ogni nuova violazione riceverà una risposta dura e proporzionata. «Decine di comandanti di Hamas sono stati eliminati in una potente operazione delle Idf iniziata ieri in risposta all’attacco ai soldati e alla palese violazione dell’accordo per la restituzione degli ostaggi caduti», ha commentato il ministro della Difesa Israel Katz. «Non c’è e non ci sarà alcuna immunità per nessuno dei leader dell’organizzazione terroristica Hamas, né per quelli in giacca e cravatta né per quelli nascosti nei tunnel. Chiunque attacchi i nostri soldati e violi gli accordi ne pagherà il prezzo», ha minacciato Katz.
L’operazione israeliana ha avuto il via libera della Casa Bianca, garante del cessate il fuoco. «Hanno ucciso un soldato israeliano. Quindi gli israeliani hanno reagito. E dovevano reagire», ha sottolineato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, aggiungendo che «nulla metterà a repentaglio» la tregua in vigore a Gaza. «Hamas è una parte molto piccola della pace in Medio Oriente e deve comportarsi bene. Hanno detto che si sarebbero comportati bene e, se lo faranno, saranno felici, altrimenti saranno eliminati», ha concluso Trump.

Il racconto dell’ex ostaggio: fame e percosse
Del trattamento ricevuto dagli aguzzini di Hamas ha parlato per la prima volta in tv l’ex ostaggio Yosef Chaim Ohana, rilasciato il 13 ottobre dopo due anni di prigionia. Ohana ha raccontato come la fame non fosse solo fisica ma anche mentale: l’angoscia di non sapere quando sarebbe arrivato il prossimo pasto spingeva a comportamenti irrazionali. «Ho mangiato cose che non avrei mai immaginato di mangiare in vita mia», ha raccontato al Canale 12. «Mangiavamo vermi, dicendo: “Sono proteine”. Non sceglievamo di cercare i vermi, erano semplicemente nel cibo».
Oltre alla fame, ha ricordato le percosse subite nei tunnel, spesso improvvise, altre volte ordinate come punizione collettiva contro di lui e altri ostaggi con cui aveva condiviso la prigionia. «Ci mettevano contro il muro, ci toglievano le camicie e ci picchiavano», ha ricordato Ohana. Col tempo, un dettaglio apparentemente banale divenne un incubo: la comparsa delle lampade a led. «Quando arrivavano con la luce, all’inizio pensavamo che portassero del cibo o del tè. Poi all’improvviso iniziavano a picchiarci. Da allora dicevamo “stanno arrivando le lampade”. Ogni volta che vedevamo quella luce, avevamo un attacco di panico. Preferivamo non vedere nessuno per una settimana, due, un mese, volevamo essere lasciati in pace».