ISRAELE – Restituite le salme di Amiram Cooper e Sahar Baruch

Per le famiglie di Amiram Cooper, 85 anni, e Sahar Baruch, 25, è finalmente arrivato il momento di seppellire i loro cari. Le salme dei due ostaggi israeliani, uccisi durante la prigionia a Gaza, sono state restituite nella notte da Hamas. I feretri, consegnati alla Croce Rossa Internazionale nel centro della Striscia, sono stati trasferiti ai soldati delle Idf e poi identificati dagli esperti dell’istituto Abu Kabir di Tel Aviv.
È la prima restituzione dopo nove giorni di stallo nelle operazioni previste dal cessate il fuoco del 10 ottobre, che obbliga Hamas a riconsegnare tutte le salme degli ostaggi ancora trattenute a Gaza. Al momento nelle mani dei terroristi ne restano undici.
«Tra il dolore e la consapevolezza che i loro cuori non saranno mai più integri, la restituzione dei corpi di Amiram Cooper e Sahar Baruch porta almeno un po’ di conforto alle famiglie dopo due anni insopportabili di incertezza», ha dichiarato il Forum delle famiglie degli ostaggi, esortando il governo a ottenere il rientro di tutte le salme.

Amiran e Sahar
Cooper era un economista, un compositore, un poeta. Ma prima di tutto era una delle colonne di Nir Oz, il kibbutz che aveva contribuito a fondare nel 1957 e che per oltre sessant’anni ha chiamato casa. Nelle sue poesie parlava della terra e delle persone che la abitano, dell’amore e della pace quotidiana coltivata nei campi. Tre raccolte poetiche e un libro per bambini custodiscono la sua voce, insieme alle canzoni che componeva fischiettando le melodie. La più nota, Shibulei Paz, è divenuta nel tempo un simbolo delle celebrazioni di Shavuot a Nir Oz.
Gli archivi di Cooper sono stati donati dalla famiglia al Gnazim Institute di Tel Aviv, il centro di documentazione dell’Associazione degli scrittori israeliani, che conserva e cataloga i fondi personali di poeti, narratori e intellettuali del paese.
Il 7 ottobre 2023, Amiram e la moglie Nurit, 79 anni, furono rapiti da Hamas. Dopo 17 giorni Nurit venne liberata; lui no, rimasto prigioniero nei tunnel di Gaza, dove secondo l’esercito israeliano è stato ucciso nel febbraio 2024. Con il rientro della sua salma, tutti i 76 rapiti da Nir Oz sono tornati a casa. «Ora, con il ritorno dell’ultimo rapito dal kibbutz, possiamo iniziare a lavorare, a riprenderci e a piangere i 65 nostri cari che non torneranno mai più», si legge in una nota di Nir Oz. «Accanto alla nostra dolorosa chiusura del cerchio, ci sono altre undici famiglie che aspettano i loro cari. Continueremo a lavorare con loro per riportarli tutti a casa, fino all’ultimo rapito».
Baruch, 25 anni, era originario del kibbutz Be’eri. Appassionato di anime, fantascienza e scacchi, era appena tornato da un viaggio in Sud America e si preparava a iniziare ingegneria elettronica all’Università Ben-Gurion. Il 7 ottobre si era rifugiato con il fratello Idan, ventenne, nella stanza blindata della casa di famiglia. Per ore hanno resistito mentre la casa bruciava. Poi il messaggio, breve e disperato, alla madre: «Morire bruciati fa più male». Quando i due fratelli hanno tentato la fuga, Idan è stato ucciso; Sahar, tornato indietro per soccorrerlo, è stato catturato e portato a Gaza. È morto due mesi dopo, durante un’operazione di salvataggio fallita. L’esercito non ha ancora chiarito la dinamica della sua uccisione.
Con il ritorno dei feretri di Cooper e Baruch, Israele ha consegnato alla Croce rossa 30 salme di prigionieri palestinesi da riportare a Gaza.