ROMA – Il Pitigliani omaggia il genio di Schubert
 
						Pochi compositori hanno toccato nella storia le vette artistiche raggiunte da Franz Schubert. Nato povero, morto povero, sosteneva: che «i pezzi che ho scritto nei momenti più disperati della mia vita, sono quelli che più piacciono al pubblico».
Il Centro Ebraico Il Pitigliani di Roma dedicherà al genio romantico viennese una “Serata Schubert”, in programma lunedì 3 novembre alle 20 nell’istituto trasteverino. Al pianoforte ci saranno Victor Rosenbaum e Svetlana Pekarskaya. Pianista e didatta di fama internazionale, Rosenbaum è stato per oltre cinquant’anni al New England Conservatory ed è oggi Affiliated Artist al MIT di Boston. 
 Pekarskaya, già sua allieva, ha origini russe e si è formata tra le altre alla Rubin Academy di Gerusalemme con Isaac Katz, sviluppando poi una carriera solistica e cameristica in Russia, Israele, Stati Uniti ed Europa. Vive da tempo a Roma. «La musica di Schubert è come se non fosse stata scritta su questa terra», sottolinea Pekarskaya. «Schubert non sapeva promuoversi, procacciarsi dei mecenati, organizzare dei concerti. Era in grado soltanto di scrivere la musica e addirittura dormiva con gli occhiali per non perdere una melodia se veniva a visitarlo durante il sonno ed eventualmente alzarsi dal letto e scriverla». Non aveva soldi nemmeno per la carta pentagrammata e «gliela compravano gli amici, lo invitavano a pranzo, gli procuravano le serate». Pekarskaya si dichiara «fortunata di poter toccare con la mano i capolavori più belli mai scritti e suonare a quattro mani con un Maestro di fama internazionale».
Pekarskaya, già sua allieva, ha origini russe e si è formata tra le altre alla Rubin Academy di Gerusalemme con Isaac Katz, sviluppando poi una carriera solistica e cameristica in Russia, Israele, Stati Uniti ed Europa. Vive da tempo a Roma. «La musica di Schubert è come se non fosse stata scritta su questa terra», sottolinea Pekarskaya. «Schubert non sapeva promuoversi, procacciarsi dei mecenati, organizzare dei concerti. Era in grado soltanto di scrivere la musica e addirittura dormiva con gli occhiali per non perdere una melodia se veniva a visitarlo durante il sonno ed eventualmente alzarsi dal letto e scriverla». Non aveva soldi nemmeno per la carta pentagrammata e «gliela compravano gli amici, lo invitavano a pranzo, gli procuravano le serate». Pekarskaya si dichiara «fortunata di poter toccare con la mano i capolavori più belli mai scritti e suonare a quattro mani con un Maestro di fama internazionale». 
(Nell’immagine: Svetlana Pekarskaya e Victor Rosenbaum)