SHIRIM – (Marcel Proust)

Stanco d’aver sofferto, e più d’avere amato,
dopo avermi ammaliato con le sue lontananze,
rinserra intorno a me la vita il cerchio uguale,
melancolicamente si ripiega e stupisce.
Il commovente autunno ascoltando, chi sa
se soffochi un singhiozzo o s’impedisca un canto
solenne come l’ora e, come questa, ambiguo.
Superava una svolta, senza saperlo, il cuore.

Per Shirim un testo di Marcel Proust (1871-1922) nella traduzione in italiano a cura di Roberto Rossi Precerutti.
Versi intrisi di sublime tristezza come questo tempo d’autunno, sonnolento, inquieto eppure pervaso dalla fiamma imperitura del mondo. A tratti, tuttavia, s’oscura il fuoco ripiegando nei meandri, nelle ombre striscianti della notte incombente.
Così il vivere imbeveva gli occhi di sogni antichi e lontananze, speranze irrorate dall’oro dei campi d’ottobre.
A un tratto, di colpo, la fiamma cessò. S’abbatté il cuore come un puledro ferito.
Che scrutano gli occhi nei grigi brillii delle albe?
Richiama l’ora il sogno e l’attesa.
Per i morbidi clivi s’assopisce il cuore, svoltando, ignoto, per inconosciute vie.

Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno