APPUNTI DI VIAGGIO – Giuristi italiani in Israele contro l’antisemitismo

Dopo la visita straziante ai luoghi del massacro del 7 ottobre, il 3 novembre la giornata della delegazione di giuristi si è conclusa presso il ministero degli Esteri, a Gerusalemme per uno dibattito sull’antisemitismo. Quello di oggi è diverso da quelli precedenti e due aspetti sono stati illustrati dal Centro sull’antisemitismo del Ministero: l’antisemitismo nelle università e quello sui social media. Come affrontarli?
La questione è seria, perché l’antisemitismo è una minaccia per i fondamenti della democrazia, non solo per gli ebrei. Per poter reagire è necessario, secondo la presidente di questo dipartimento del ministero, identificare e adottare una definizione il più possibile condivisa di antisemitismo. La scelta è per la definizione dell’IHRA, la cui accettazione a livello globale garantirebbe una comune strategia di intervento.
I successivi contributi dei relatori si concentrano sugli episodi di discriminazione che avvengono in Università. Avrohm Yshai, componente del centro di contrasto all’antisemitismo della International Jewish Lawyers, espone i casi che l’associazione ha seguito da vicino all’Università di Torino e in altri atenei in Germania e in Canada, mettendo l’accento sulla importanza di un dialogo a livello transnazionale tra le diverse associazioni. Sempre in Università, Shelly Wolkowicz, già presidente dell’Unione mondiale degli studenti universitari, ha subito discriminazioni in quanto Israeliana. il suo semenestre di scambio a Sciences Po è stato costellato da micro-atti di emarginazione, di disprezzo e di umiliazione, da parte sua degli studenti e che dei docenti.
Questi atti si pongono in una zona grigia in cui è difficile intervenire.
Wolkowicz spera che vengano, però, man mano raccolti e classificati in modo da poter giungere a rendere anche le micro-discriminazioni giuridicamente rilevanti. Il modello è quello dell’emersione degli atti di sexual harrassment, rilevanti oggi e non nel passato.
Emanuele della Torre, docente a Bar Ilan, ha illustrato come l’Aissa, associazione degli accademici italiani in Israele, abbia ripreso vita e allargato il numero degli iscritti dopo il 7 ottobre 2023. L’associazione, cui partecipano circa 200 docenti italiani e israeliani, si oppone in ogni ateneo alle iniziative boicottaggio. Non sempre riese nell’intento ma porta a conoscenza di un più vasto pubblico i criteri di inclusione delle minoranze e delle donne, a tutti i livelli, compresi i programmi di PhD.
L’Università di Torino è stata al centro di tutti gli interventi per le sue posizioni a favore del boicottaggio e per la continua occupazione che ha impedito il regolare svolgimento dell’attività didattica dei dipartimenti. Sergio Foà ha ricostruito le vicende del Senato accademico che ha assunto posizioni senza il dovuto approfondimento.
Fabiana Di Porto e Giulio Disegni per Age e Ucei hanno tracciato un desolante quadro delle discriminazioni in Italia.
Cosa fare? Come suggerisce in questo momento è necessario essere creativi, immaginare rimedi non ancora in opera.
Anna Lorenzetti vede nella legge contro le discriminazioni in attuazione della direttiva del 2004 per la parità di trattamento uno strumento di grande utilità.
Chi scrive pensa che sia necessario disaggregare le diverse ipotesi che si raccolgono all’interno delle definizioni più ampie di antisemitismo per capire come reagire in ogni singolo caso.
La speranza di tutti è naturalmente che le persone si rendano conto degli atteggiamenti antisemiti che oggi hanno ripreso piede.
Ma questo è probabilmente solo un wishful thinking.

Bianca Gardella Tedeschi