MEMORIA – L’ultimo musicista delle Fosse Ardeatine

Nel primo pomeriggio del 23 marzo 1944 in Via Rasella i Gruppi di Azione Patriottica (braccio armato del Partito Comunista Italiano) colpirono in un attentato dinamitardo una colonna di militari tedeschi della 3. Kompanie del Polizei-Regiment “Bozen”; 28 militari della guarnigione morirono sul colpo, altri cinque militari tedeschi morirono nei giorni successivi per le ferite riportate.
La rappresaglia tedesca fu particolarmente brutale, da Berlino arrivò l’ordine di fucilare dieci ostaggi per ogni militare tedesco caduto nell’attentato per un totale di 330 ostaggi, divenuti 335 per un tragico errore di calcolo; 320 tra prigionieri politici, detenuti comuni nonché 76 ebrei inseriti in una lista redatta da Herbert Kappler furono prelevati dal III. e IV. braccio di Regina Coeli, altri ostaggi furono prelevati dal carcere di Via Tasso e trucidati la sera del 24 marzo 1944 presso le Fosse Ardeatine.

Il 24 gennaio 1944 il tenore Nicola Ugo Stame (foto), sergente maggiore dell’aeronautica nato a Foggia e passato dopo l’armistizio alla Resistenza nelle fila del gruppo partigiano Bandiera Rossa, fu identificato a Roma dalla banda Koch durante le prove di uno spettacolo teatrale e arrestato dopo violenta colluttazione (un giovane Claudio Villa lo vide sanguinante a una stazione di polizia ma lo riconobbe tardivamente); condotto presso il carcere di Via Tasso, torturato (gli fracassarono la cassa toracica) e trasferito a Regina Coeli, Stame fu fucilato presso le Fosse Ardeatine.
Sono pervenute alcune sue registrazioni discografiche dal Trovatore di G. Verdi; tuttavia, gran parte delle registrazioni che si trovavano presso la radio italiana di Tripoli andarono perdute.
L’ufficiale postelegrafonico Gavino Luna detto De Lunas di Padria (Sassari) era cantautore e chitarrista sardo di tradizione logudorese autore di 21 canti scritti tra il 1918 e il 1941; arrestato dalle SS il 26 febbraio 1944 in quanto appartenente al Cln e ritenuto responsabile di atti di sabotaggio contro le truppe di occupazione tedesca, fu anch’egli fucilato presso le Fosse Ardeatine.
Maestro di musica nato a Poggio Nativo (Rieti), Fiorino Fiorini era membro del Partito comunista italiano e scrisse testi clandestini; arrestato nel febbraio 1944 a Roma per attività antifascista, fu trasferito a Via Tasso e in seguito a Regina Coeli, anch’egli fu trucidato alle Fosse Ardeatine.
Ai suddetti musicisti vittime dell’eccidio è da aggiungersi un quarto, sconosciuto musicista ossia l’ebreo galiziano Georg Heinrich Blaustein, nato nella Leopoli asburgica il 21 aprile 1895 ed erroneamente accreditato in molta documentazione storiografica e pagine dedicate come banchiere o talora come commerciante; in realtà era un funzionario di banca anche se in Italia si qualificò come procuratore della Creditanstalt di Vienna dove risiedeva in Maria Theresienstraße 32.

Quello di impiegato di banca era in realtà un mestiere di necessità, non tutti riuscivano a vivere di musica; sebbene non siano giunte sue opere, Blaustein era un affermato compositore, il suo nome è citato sia nel volume antisemita Judentum und Musik di Hans Brückner sia nel famigerato Lexikon der Juden in der Musik (enciclopedizzazione dell’antisemitismo musicale a cura di Herbert Gerigk) e inoltre risulta processata e respinta la sua domanda di ammissione alla Reichsmusikkammer (requisito indispensabile per lavorare come musicista in Germania e nell’Austria annessa).
All’indomani dell’Anschluss, Blaustein riparò in Italia stabilendosi a Montagnana (PD) e in seguito ad Abano Terme ma dopo l’occupazione tedesca riparò a Fara Filiorum Petri (Chieti); nel gennaio 1944 fu arrestato dalle truppe tedesche, identificato come ebreo e trasferito a Regina Coeli, intrattenne corrispondenza con la cittadina romana Ersilia Perco alla quale era sentimentalmente legato.

Il giorno dopo l’attentato in Via Rasella, Blaustein fu prelevato e ucciso alle Fosse Ardeatine; il suo nome è erroneamente riportato in numerose fonti storiografiche come ‘Giorgio Leone Blumstein’ (o Blunstein), il Cdec lo riporta come Giorgio Blaustein (il nome italianizzato stante le leggi dell’epoca è quello con il quale probabilmente si qualificava), Mario Avagliano e altri ricercatori ne citano il nome per esteso mentre le fonti non aggiornate sono paradossalmente quelle in lingua tedesca per le quali il Blaustein risulta ufficialmente ‘verschollen’ (disperso, scomparso) dopo il periodo viennese.

Blaustein si aggiunge al triste elenco dei musicisti fucilati in penitenziari e in operazioni di rastrellamento e rappresaglia che in quel periodo si consumarono in Europa; oggi siamo nell’epoca dell’attribuzione dei giusti nomi e, a prescindere da qualità e consistenza della sua produzione musicale, è importante elencare un quarto musicista nel novero delle vittime delle Fosse Ardeatine.

Come scrisse il grande compositore sovietico Dmitrj Šostakovič, «musica e memoria devono essere sempre comunicate affinché tutte le lotte contro la morte e l’annientamento non vengano mai dimenticate», Šostakovič aggiunse che «troppi [musicisti] sono morti e sepolti in luoghi sconosciuti a tutti, persino ai loro parenti […] Dove metterete le lapidi? Solo la musica può farlo per loro».
Mentre oggi la scienza, puntualmente in ritardo rispetto alle leggi dello spirito, arriva a definire il tempo come realtà fisica alla stregua dello spazio (passato, presente e futuro come tre dimensioni fisiche tanto quanto lunghezza, larghezza e profondità), 80 anni fa la musica già lanciava le coordinate universali nelle quali ogni atto mentale è allo stesso tempo un atto emozionale.
Grazie alla musica, il cuore si fa cervello.

Francesco Lotoro