ISRAELE – Restituita la salma di Joshua Mollel, giovane tanzaniano ucciso a Nahal Oz
I terroristi di Hamas hanno restituito la salma di Joshua Luito Mollel, il giovane tanzaniano rapito e ucciso nel kibbutz Nahal Oz il 7 ottobre 2023. Il corpo è stato riportato in Israele nella notte ed è stato identificato presso il Centro Nazionale di Medicina Legale di Abu Kabir. Con la restituzione della sua salma, restano ora sei i corpi di ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza.
Mollel aveva 21 anni e proveniva da Kirwa, un villaggio nel nord-est della Tanzania. Era il primogenito di cinque fratelli e l’unico ad aver lasciato il Paese per cercare un futuro migliore. Studente di agricoltura, era stato selezionato per un programma di formazione agricola in Israele, da dove sperava di poter migliorare le condizioni di vita della sua famiglia.
Era atterrato a Tel Aviv il 18 settembre 2023 e, poche ore dopo, aveva inviato ai familiari una foto sorridente dal kibbutz Nahal Oz, accanto al suo amico Evasius. Ai genitori raccontava di trovarsi bene: «È un bel paese dove le persone lavorano sodo per guadagnarsi da vivere», diceva a suo padre durante una delle loro chiamate quotidiane. Joshua avrebbe dovuto iniziare un tirocinio al campus di Ibim, vicino a Sderot, ma temporaneamente era stato assegnato alla stalla di Nahal Oz. La mattina del 7 ottobre, come ogni giorno, si era presentato al lavoro alle 3:30 per la mungitura. Quando sono suonate le sirene, si è rifugiato in un bunker insieme a un collega thailandese. È riuscito a parlare al telefono con Evasius fino alle 9 del mattino, quando la corrente è saltata. Poco dopo, Hamas ha preso d’assalto il kibbutz.
Di lui non si è saputo più nulla per giorni. La famiglia, in Tanzania, ha vissuto nell’angoscia, finché i media hanno segnalato che due cittadini tanzaniani risultavano dispersi, tra cui Joshua. Le conferme sulla sua sorte sono arrivate da tre brevi video diffusi sui social media: nel primo, Joshua tenta di spiegare ai terroristi chi è; nel secondo, viene ucciso; nel terzo, il suo corpo viene trascinato via tra le urla in arabo «un ebreo, un ebreo!».
La famiglia era stata informata ufficialmente della sua morte il 13 dicembre 2023, ma in assenza di prove concrete o del corpo, il padre, Loitu Mollel, aveva rifiutato di credere alla notizia e di condividerla con il resto della famiglia. Poi erano arrivati i video che documentavano l’orrore e la conferma dell’uccisione di Joshua.
All’inizio di gennaio 2024, Loitu si è recato per la prima volta in Israele. Ha visitato la stanza dove il figlio viveva, la stalla dove lavorava e il luogo in cui era stato visto per l’ultima volta. Lì ha acceso una candela, in attesa di poter finalmente seppellire la salma del figlio. Ora tornerà in Israele per recuperarla e portarla in Tanzania per i funerali. «Abbracciamo la famiglia in questo momento di dolore. Insieme alla tristezza e alla consapevolezza che il cuore non sarà mai più integro, il ritorno di Joshua è di conforto per una famiglia che ha vissuto nell’incertezza e nel tormento per oltre due anni», ha sottolineato il Forum delle Famiglie degli ostaggi e dei dispersi.