GIURISTI IN ISRAELE – La vita al confine con il Libano

La missione organizzata dal Ministero degli Esteri israeliano che ha portato esperti legali italiani in Israele prosegue. Ieri la delegazione si è confrontata con la comunità drusa nel nord di Israele, al confine con il Libano. Qui abbiamo incontrato l’Universal Peace Council for Human Right, un’organizzazione non profit fondata nel 2016 per la tutela dei diritti umani, il dialogo tra culture e la convivenza pacifica tra religioni nel mondo. Il presidente Sheikh Kassem Badr ha illustrato i rapporti tra la comunità drusa e Israele sottolineando la piena integrazione, nonostante le differenze. Si vuole che i drusi siano i discendenti di Jetro, il suocero di Mosé. Restano una comunità chiusa perché non ammettono la conversione, ma sono aperti al dialogo e alla pacifica convivenza.
In Israele i drusi sono circa 150mila, l’1,5 per cento della popolazione, ma sono una minoranza importante perché aderiscono al progetto dello stato israeliano fin dalla sua fondazione, nel 1948. In Israele sono l’unica comunità araba che fa il servizio militare di leva, e molto spesso rimangono nell’esercito dove diventano ufficiali di alto rango, membri dei reparti d’élite o importanti funzionari della pubblica sicurezza. Hanno ottenuto la cittadinanza israeliana e il governo ha designato la comunità come gruppo separato dai musulmani fin dal 1957.
Vi è stato anche un importante momento commemorativo degli oltre settemila drusi sterminati dal regime siriano di Ahmad al-Shar (al-Jawlani).
Nel pomeriggio la delegazione italiana ha incontrato Sarit Zehavi, la rappresentante di Alma Research and Education, che ha illustrato la grave situazione sul confine con il Libano. Zehavi ha spiegato l’uso di sistemi di lancio multiplo di razzi privi di guida da parte di Hezbollah: razzi intrinsecamente imprecisi, che non possono essere puntati con precisione né si può determinare esattamente dove colpiranno. Il loro utilizzo in aree dove si trovano civili viola quindi il principio fondamentale di distinzione previsto dal diritto internazionale umanitario.
L’impiego di queste armi intrinsecamente imprecise all’interno o nei pressi di aree popolate da civili integra una violazione del diritto internazionale umanitario. I civili e le infrastrutture civili non sono obiettivi e devono essere protetti. Hezbollah ha iniziato a lanciare razzi contro il territorio occupato delle fattorie di Shebaa l’8 ottobre 2023, in dichiarata “solidarietà” con Hamas e altri gruppi armati palestinesi dopo il loro attacco contro Israele e gli atroci crimini del 7 ottobre 2023. In risposta, Israele ha lanciato attacchi nel sud del Libano. Da allora, Israele e Hezbollah sono stati coinvolti in attacchi tra le due frontiere. Hezbollah non è una formazione paramilitare avulsa dalle istituzioni libanesi, come si tende a credere. Tutt’altro: è presente in Parlamento e attiva nelle istituzioni del welfare.

Sergio Foà