DAFDAF 162 – Io e l’altro

Nel numero di DafDaf attualmente in distribuzione, il 162 torna lo spazio che grazie a Rav Reuvèn Roberto Colombo dedichiamo a “Io e l’altro”, una rubrica che avevamo inaugurato con la raccolta di fonti rabbiniche tradotte e commentate da cui abbiamo “rubato” il titolo. Il volume, scrive il rav nell’introduzione, raccoglie una serie di brani che analizzano dieci precetti sui rapporti fra gli esseri umani grazie a brani tratti dalla Torah e dai suoi commentatori, dai libri dei Profeti e dagli Agiografi, dal Midràsh, dal Talmud e da altri antichi testi di normativa. La Torah non inizia con comandi e norme ma raccontando una storia, quella della Creazione.

E allora su DafDaf, grazie al rav, presentiamo questo mese ben due racconti, con la speranza che soffermarsi sugli esempi da seguire (e sugli esempi, invece, che non bisognerebbe seguire) possa portare i lettori del giornale ebraico dei bambini a riflettere, usando non solo il cervello ma anche e forse soprattutto il cuore.

buona lettura!

ada treves

Io e l’altro

Il mese scorso abbiamo presentato Io e l’altro, la raccolta di fonti rabbiniche tradotte e commentate da Rav Reuvèn Roberto Colombo.

Abbiamo inaugurato la collaborazione con il rav con un racconto intitolato La città infinita che abbiamo scelto nella sezione dedicata ai ragazzi. L’abbiamo dedicato a tutti coloro che stavano riprendendo in quei giorni ad andare a scuola.

Il libro, scrive rav Colombo nell’introduzione, raccoglie una serie di brani che analizzano dieci precetti che parlano dei rapporti fra gli esseri umani.

Sono brani tratti dalla Torah e dai suoi commentatori, dai libri dei Profeti e dagli Agiografi, dal Midràsh, dal Talmud e da altri antichi libri di normativa. E le note permettono anche ai meno esperti di comprendere come pensavano i Saggi d’Israele. 

La Torah non inizia con comandi e norme ma raccontando la storia della Creazione, la vita dei Patriarchi e quella dei grandi d’Israele. 

Cosa significa?

Significa che come prima cosa bisogna soffermarsi sugli esempi da seguire. E sugli esempi, invece, che non bisogna seguire. 

Per esempio Dio veste l’uomo e la donna e procura loro tutto il necessario, ma il diluvio arriva a punire per l’odio e la violenza. Avrahàm aiuta chi ha bisogno, così come Itzchak e Yaakòv. In Egitto la schiavitù secondo il Midràsh è anche un punizione per l’indifferenza che regnava all’interno del popolo ebraico, e per la maldicenza. 

Il Rambàm ritiene che chi non ama il prossimo o chi si comporta in modo immorale non può insegnare Torah. 

Per comprendere la Torah, continua a spiegare il rav, ci vuole il cervello ma anche e soprattutto il cuore, e un comportamento morale.

Il rav poi usa una piccola storia per spiegare che “i Saggi, ci insegnano soprattutto una cosa: a vedere la realtà”, eccovela:

“Anche oggi?!” Disse il rabbino all’alunno che per l’ennesima volta era giunto tardi al Tempio per la preghiera del mattino. Il rabbino parlò allo studente e si soffermò qualche minuto sul valore dell’orazione pubblica. 

“Ha ben ragione” – Disse il giovane studente – “Però c’è un motivo al mio ritardo. Al mattino mi sveglio presto e mi preparo con cura poi mi avvio alla sinagoga. Per la via passo sempre davanti ad una casa al pianterreno e dalle finestre scorgo ogni giorno una donna intenta da sola a curare i figli e l’alloggio. I bambini sono piccoli e non si fa in tempo a cambiarne uno che un altro già si è sporcato. E non basta. La signora deve anche correre al lavoro ma deve prima portare i figli a scuola. Allora mi fermo ad aiutarla facendo ciò che posso e poi corro al Tempio”. 

Il rabbino ascoltò e disse: “Ora capisco i tuoi ritardi e li approvo. L’aiuto del prossimo è ciò che apre il cielo alla preghiera. Se tu non dessi una mano a quella signora in difficoltà, probabilmente vedova, la tua orazione varrebbe assai poco. Ma ora, scrivi l’indirizzo della povera donna affinché io possa trovare anche altri pronti a sostenerla nel suo ruolo di madre e lavoratrice”. L’alunno prese carte e penna e scrisse l’indirizzo.

Consegnò il foglio al rabbino. 

Nel leggere il foglietto il dotto sgranò gli occhi. Egli conosceva bene quella casa. Ci abitava assieme alla moglie e ai piccoli figli.