PAESI BASSI – Annullato il concerto di Chanukkah

Ad Amsterdam, il prestigioso Concertgebouw ha annullato il concerto di Chanukkah previsto per dicembre. Racconta Jamie Shapiro sul The Jewish Chronicle che la presenza di Shai Abramson, che è anche il cantore capo delle Forze di Difesa israeliane, ha motivato la decisione: «La sua partecipazione sarebbe in contrasto con la nostra missione, unire le persone attraverso la musica», ha dichiarato il direttore Simon Reinink, spiegando che la decisione è stata «presa con grande tristezza». La Chanukah Concert Foundation, che da anni organizza l’evento, ha respinto la richiesta di sostituire Abramson. «Ci è stato chiesto di rimpiazzarlo: non è nelle competenze di una sala da concerto stabilire chi possa rappresentare la nostra tradizione», ha commentato un portavoce. La fondazione ha poi definito la scelta del Concertgebouw «un passo polarizzante che accentua il senso di solitudine già avvertito dalla comunità ebraica». La direzione della sala ha ribadito di voler restare un luogo aperto: «In un periodo di antisemitismo crescente, è importante sottolineare che la comunità ebraica sarà sempre benvenuta qui». Parole che suonano concilianti ma non hanno dissipato l’impressione di un confine tracciato proprio quando la musica avrebbe dovuto unire. La tradizione del concerto di Chanukkah, nata prima della guerra e interrotta dal nazismo, era stata ripresa come simbolo di rinascita; la sua sospensione, ottant’anni dopo, ha un’eco che va oltre la cronaca: riguarda il modo in cui in Europa si tratta la visibilità ebraica nello spazio pubblico. Per la comunità olandese, già provata da un clima di crescente ostilità, la decisione pesa come un segnale di esclusione. «Non è solo una questione di un cantante o di un palco», ha spiegato un membro del consiglio rabbinico locale, «È il modo in cui ci si sente guardati: come se la nostra identità fosse un problema da gestire». Il Concertgebouw ha lasciato aperta la possibilità di ripristinare la data, a condizione che si trovi un altro artista, ma la Chanukah Concert Foundation non intende arretrare: «Sostituire il cantore significherebbe negare la continuità della nostra storia».