USA – Manilan, nativo americano ed ebreo ortodosso

Manilan Houle, attivista nativo americano del popolo Chippewa del Lago Superiore si sta convertendo all’ebraismo ortodosso,riconoscendovi un’eco dei racconti ancestrali della sua gente. Nella pratica di separare e bruciare un frammento della challah, scrive Jessica Russack-Hoffman sul The Jewish Chronicle, Houle ritrova l’idea del pane che nutre, simbolo di conoscenza e guarigione. «Ciò che un tempo ci faceva male oggi ci rafforza», dice, parlando del proprio popolo come di se stesso. La sua storia personale è un percorso difficile, dall’infanzia segnata da violenza e abbandono per arrivare poi al teatro, all’attivismo civile e all’impegno per i diritti indigeni. Nel dialogo tra comunità oppresse Houle scopre la possibilità di costruire un mondo più giusto. Trasferitosi a New York ha collaborato con AIPAC, Israel Policy Forum e Anti Defamation League, e in questo contesto ha messo in relazione le esperienze indigene e quelle della comunità ebraica. Ha visto nella comunità ebraica una “forza morale” con cui si identificava, persone che da secoli avevano dovuto resistere ad attacchi, pogrom, e sopportare una forte stigmatizzazione: «Ho visto un popolo che resta saldo nonostante tutto» racconta. Da quella scoperta nasce un legame tra sovranità indigena e autodeterminazione ebraica: due percorsi diversi, mossi però dallo stesso bisogno di dignità e continuità. Dopo la morte della sorella, tornato in Minnesota per aiutare la madre a crescere il nipote, ha portato con sé la vita ebraica. Lo Shabbat, a casa Houle, profuma di challah allo sciroppo d’acero, riso selvatico e salmone, in una fusione di radici e promesse. «Bisogna tornare dove sono le proprie radici» dice, «portando con sé la Torah scritta e quella orale». Nominato dal sindaco di Duluth nella Commissione per gli Affari indigeni, Houle considera questo incarico un’estensione naturale della propria fede: «È un dono, ma anche un obbligo». Nella sua casa, tra tamburi cerimoniali e volumi di commenti rabbinici, vive il nipote che chiede: «Chi sono io? Chi è il mio popolo?». Houle continua a studiare Torah con i rabbini Chabad e procede verso la conversione. «L’ebraismo è fatto di sfide» dice sorridendo. «E ogni difficoltà è una benedizione».