MATERA – Presentata alla città la nuova Sezione ebraica

Un evento sul tema “Matera e la Basilicata ebraica: radici, memorie, futuro”, svoltosi domenica alla Camera di Commercio della Basilicata, ha inaugurato le attività della neonata Sezione ebraica locale. Insieme alle autorità della città di Matera e del comune di Aliano (MT) hanno portato i loro saluti la presidente Ucei Noemi Di Segni e Zruya Cuscianna Toller, delegata della Sezione materana. Come le altre Sezioni meridionali, al momento sette, anche quella di Matera agirà sotto l’egida della Comunità ebraica di Napoli. È seguito un fitto programma di interventi volti a restituire la complessità e anche la ricchezza della presenza ebraica in Basilicata.
Giulio Disegni, vicepresidente Ucei, ha aperto i lavori illustrando il significato della nascita del primo presidio ebraico organizzato della Basilicata, affermando come questa nuova Sezione rappresenti «un importante radicamento territoriale di un piccolo nucleo ebraico nel Mezzogiorno d’Italia, in un’area che ha conosciuto una presenza ebraica millenaria», mentre il rabbino capo di Napoli Cesare Moscati ha approfondito il significato spirituale e religioso di tale inaugurazione, rimarcando come l’istituzione di una sezione comunitaria non sia solo un fatto organizzativo, «ma rappresenti il riconoscimento di un legame profondo tra una comunità e il suo territorio, un atto che onora la memoria di chi ha vissuto questa terra e apre prospettive future per la vita ebraica lucana». Moscati si è concentrato poi sull’imminente ricorrenza di Chanukkah, la festa ebraica della luce.
L’auspicio di Toller è che possa essere celebrata in una piazza di Matera.
Giuseppe Cuscito, ricercatore universitario e divulgatore, ha condotto i presenti in un viaggio tra i beni ebraici, da Gerusalemme alla Basilicata, esplorando sia il nesso, sia il contrasto tra la fede (nel senso più ampio del termine) e il dato archeologico.  Cuscito ha illustrato come i luoghi si carichino di significati e, spesso, di sovrainterpretazioni dovute alle aspettative dettate dal desiderio di credere. Infine ha posto l’accento sulla mancanza di prove dirette e inequivocabili che colleghino davvero all’ebraismo la presunta sinagoga che sarebbe stata ritrovata a Matera: «la volontà di credere può portare a saltare a conclusioni e a dare per scontato ciò che non è supportato da sufficienti prove».
Mariapina Mascolo, archivista di Stato e presidente del Centro di Ricerca e Documentazione sull’Ebraismo nel Mediterraneo “Cesare Colafemmina”, ha presentato un quadro rigoroso della presenza ebraica in Basilicata e a Matera, attingendo a fonti archeologiche e archivistiche. Il suo intervento ha ripercorso la storia della ricerca nel campo epigrafico e documentale, da Umberto Cassuto a Nikolaus Müller, fino a Cesare Colafemmina, per poi restituire il contesto storico «segnato da intrecci di attività economiche e relazioni sociali delle comunità ebraiche lucane attraverso i secoli», da cui emergono vicende e nomi significativi per la memoria dei luoghi.
Ezio M. Lavorano, dell’associazione per la Storia Sociale del Mezzogiorno e dell’Area Mediterranea, ha ricostruito la tragica vicenda degli ebrei internati a Lavello tra il 1940 e il 1943. Il suo intervento ha illuminato una pagina dolorosa ma fondamentale della storia locale: quella degli ebrei stranieri e italiani confinati in piccoli centri lucani durante nel periodo delle leggi razziste e la guerra, le loro condizioni di vita, i rapporti con la popolazione locale, fino alle deportazioni verso i campi di sterminio dopo l’armistizio del settembre del 1943. In questo senso la Basilicata come terra di internamento «conserva memoria e testimonianze di solidarietà ma anche di tragedia». Ampio e articolato è stato a proposito di quegli anni lo spazio dedicato alla figura di Carlo Levi, intellettuale ebreo torinese il cui legame con la Basilicata ha segnato profondamente la cultura italiana del Novecento. Raffaello de Ruggieri, il presidente della Fondazione Zétema Matera, ha tracciato l’agenda materana di Levi, ricostruendo i suoi soggiorni, i luoghi frequentati, le relazioni instaurate con la città dei Sassi, evidenziando come Matera rappresentasse per lo scrittore-pittore «non solo un luogo geografico ma uno spazio dell’anima e della riflessione sulla condizione umana».
Nini Zagaria, presidente del Centro Carlo Levi Matera, ha analizzato l’eclettismo e l’internazionalità di Levi, figura poliedrica capace di coniugare impegno politico, ricerca artistica, riflessione antropologica e testimonianza letteraria. Zagaria ha sottolineato come l’identità ebraica di Levi, la sua formazione cosmopolita e il suo antifascismo si siano intrecciati con la scoperta del Sud contadino, generando «quella sintesi unica che ha dato vita a Cristo si è fermato a Eboli e a un’intera produzione artistica e letteraria».
Mariadelaide Cuozzo, docente di storia dell’arte contemporanea all’Università della Basilicata, ha chiuso i lavori con un’analisi approfondita di un dipinto “biblico” di Carlo Levi, Booz (1949), mostrando come in quella particolare produzione pittorica «emergano costantemente riferimenti alla tradizione ebraica, alla Bibbia, a una dimensione spirituale che attraversa tutta la sua opera». Un’indagine che ha rivelato la profondità del legame di Levi con le proprie radici culturali e religiose, anche quando apparentemente lontano da esse.
Per Disegni, «l’evento ha segnato un momento fondamentale per la comunità ebraica del Sud Italia, valorizzando un patrimonio storico-culturale stratificato che dalle antiche catacombe di Venosa giunge fino alla contemporaneità, passando attraverso le vicende tragiche della Shoah e la grande eredità intellettuale di figure come Carlo Levi». Un percorso identitario che Matera e la Basilicata oggi «riconoscono e celebrano con la nascita di questa nuova Sezione comunitaria».
In un tempo complesso come quello attuale, ha dichiarato Disegni, il valore di ogni presidio ebraico, piccolo o grande che sia, «assume un significato ancora più profondo» e «ogni luogo in cui la nostra tradizione continua a vivere diventa un segno di speranza, di continuità e di luce».