Safed, la città dei primi italkim

Quando si parla di ebrei italiani in Israele (gli “italkim”) il pensiero va al Tempio italiano di Gerusalemme con i suoi arredi originari di Conegliano e ai vari aron kodesh italiani portati da Umberto S. Nahon, al minyan italo-tripolino di Tel Aviv o alla Sinagoga di rito italiano a Raanana. Già nel 2014 Angelo Piattell צפת i scrisse l’articolo La sinagoga di rito italiano e La Hevrat Yehudè ItalIa lIf ’ulà RuhanIt a Gerusalemme (1940-1952) sulla Rassegna Mensile di Israel.
Non tanti sanno però che la presenza degli italkim è ben più antica ed è collegata con la città mistica e misteriosa situata su uno dei rilievi dell’Alta Galilea – Safed (in ebraico צפת o Zfat).
La storia di Safed acquista rilievo nel periodo postbiblico: dopo la distruzione di Gerusalemme, fu sede di famiglie sacerdotali e di fiorenti studi talmudici.
Sefad è considerata una delle quattro città sante ebraiche e i geografi arabi medievali ne descrivono l’importanza strategica. Nel periodo delle crociate, fu presidiata e strenuamente difesa dai Templari, ma nel 1266 fu conquistata dal sultano Baybars. Nel XVI secolo vi si rifugiarono numerosi ebrei d’origine polacca e spagnola, che la resero celebre per lo studio della cabala. Nel 1563 vi sorse la prima stamperia della Palestina.
Distrutta nel 1837 da un terremoto, la città risorse e rifiorì rapidamente. La presenza degli ebrei di origine italiana a Safed è attestata sin dai primi decenni del XVI secolo, contestualmente al grande movimento migratorio seguito alle espulsioni dalla Spagna (1492), dal Portogallo (1497) e dal Regno di Napoli (1510), diversi ebrei italiani e “italiani di provenienza iberica” giunsero a Safed, che all’epoca era un importante centro economico (industria tessile della lana) e spirituale. Safed divenne uno dei fulcri della mistica ebraica: qui operarono rabbini quali Moshe Cordovero (Ramak), Itzchak Luria (Arizal), Shlomo Halevi Alkabetz (autore del Lekhah Dodì) e Yoseph Caro (autore dello Shulhan ‘Arukh).
Molti ebrei italiani entrarono in contatto con questi circoli e contribuirono alla loro diffusione. Sono documentati insediamenti di famiglie da Ancona, Livorno e Venezia che mantennero rapporti con le comunità ebraiche italiane attraverso reti mercantili e filantropiche. Fonti storiche riportano che già nel 1525 Rabbi Moshe di Trani (Mabit) (Salonicco, 1505 – Gerusalemme, 1585), figlio di esuli dalla Puglia, all’età di sedici anni si recò a Safed. Fu nominato in seguito rabbino della città e rimase in carica fino al 1535, quando si trasferì a Gerusalemme. Si tratta quindi di una delle prime testimonianze documentate di un insediato ebreo di origine italiana in Galilea.
Un’ulteriore conferma proviene dalla figura di Rabbi Chaim Vital, nato a Safed nel 1542: suo padre, Yosef Vital Calabrese, il nome indicava la sua origine, era stato scriba nella città. Entro la metà del Cinquecento, famiglie ebraiche italiane erano già integrate nel tessuto sociale e culturale di Safed.
Le fonti rabbiniche e cronachistiche coeve attestano inoltre l’esistenza di un “qahal italiano” distinto, che si affiancava alle comunità spagnole e ashkenazite presenti in città. La formazione di tale collettività contribuì alla vivacità intellettuale e spirituale della Safed del XVI secolo, centro nevralgico della mistica cabalistica e della produzione giuridica ebraica. L’articolo Un viaggio di ebrei italiani in Erez Israel nel Settecento di Yosef Rofé (pubblicato ne La Rassegna Mensile di Israel, dicembre 1970) ricostruisce, attraverso un manoscritto settecentesco, il diario di viaggio di tre ebrei italiani – Moise Vita Cafsuto, suo figlio Jacob Efraim e Isacche di Tranquillo Gallico – che tra il 1733 e il 1735 si recarono dalla Toscana in Israele. È interessante notare che anche i Gallico avevano avuto legami familiari con la Palestina: 150 anni prima (nel 1583) si era spento a Zfat il famoso Rabbino Elisha Gallico, talmudista e cabbalista, seguace e collega di Rabbi Joseph Caro.
Secondo Sergio Della Pergola (Chi sono gli italkim? La via italiana al sionismo e a Israele, La Rassegna mensile di Israel, maggio-dicembre 2014) «… Bernard Lewis con le sue ricerche negli archivi ottomani dimostra che nel 1555 (lo stesso anno della clausura nel ghetto degli ebrei romani) dei 3.700 ebrei che vivevano a Safed, non meno del 10% erano di origine italiana, soprattutto delle regioni della Puglia, della Calabria e della Sicilia. Era questo il risultato evidente delle espulsioni dai domini spagnoli del meridione, ma anche un segno di un legame antecedente fra gli ebrei in Italia e la Terra di Israele».
Secondo Attilio Milano (Nuove luci sulla emigrazione degli Ebrei italiani nel Cinquecento verso il Levante, La Rassegna mensile di Israel, aprile 1953) «delle cinque città della Palestina in cui vivevano ebrei a metà del Cinquecento (Safed, Gerusalemme, Hebron, Gaza e Nablus), e cioè quarant’anni dopo la conquista della Palestina da parte degli Ottomani (1516), Safed era di gran lunga la maggiormente abitata da popolazione ebraica e all’apogeo della sua esistenza mistico-religiosa. Da un registro del 1555/56 risulta che vi soggiornavano 726 famiglie di ebrei e 56 celibi. Fra queste si annoveravano, fra i provenienti dalla Puglia 21 famiglie e 1 celibe, Calabria 24, Italia 29. (…) In complesso quindi 74 famiglie e 1 celibe, costituenti un decimo della popolazione totale, e, in persone, circa 400 anime».
Alcune sinagoghe storiche di Safed, come la sinagoga di Yoseph Caro, custodiscono memorie legate a presenze rabbiniche che ebbero collegamenti anche con l’Italia e nei cimiteri antichi si trovano tombe di famiglie d’origine italiana.
In conclusione, oggi Safed è nota per la sua comunità artistica e per la memoria cabbalistica, ma non vi è più una comunità italiana autonoma. Nonostante ciò, per gli ebrei italiani, Safed rappresenta un nodo della storia diasporica che unisce l’ebraismo mediterraneo (Italia, Spagna, Oriente).
Oggi la sua memoria è più culturale e spirituale che demografica, ma segna un’eredità importante nella storia delle connessioni italiane con la Terra d’Israele.

Michael Sierra, Gerusalemme