EDITORIA – Gadi Luzzatto Voghera: L’antisemitismo dei “salotti buoni”, oggi come ieri
Il direttore del Cdec stronca il libro di Ferruccio Pinotti
Ebbene sì, lo ammetto, sono parte di una lobby. Assieme ad altre “dinastie familiari influenti” come i Cohen e i Di Segni, anche noi Luzzatto animiamo da secoli i “canali della ricchezza ebraica in Italia”. Sarà… Il mio conto in banca dimostra altro, ma se me lo dice Ferruccio Pinotti, capo servizi interni del Corriere della Sera, nel suo libro La lobby ebraica. Mito e realtà di un «potere forte» in Italia e nel mondo (Ponte alle Grazie, 2025) credo sia il caso di considerare questa possibilità. In fondo è una prospettiva appagante: essere parte del disegno di “dominio” promosso dagli Usa con l’insostituibile supporto di Israele, essere un anello della catena che stringe famiglie ebraiche da secoli, da millenni direi, seguendo un disegno di accumulazione e di controllo che parte da lontano per giungere al trionfo dei bitcoin e del controllo dell’intelligenza artificiale, beh, lasciatemi dire, offre una visione ottimistica del futuro. Mai più dovrò occuparmi di bollette e debiti da saldare, di figli da far studiare e di cure mediche da pagare. Nulla di tutto ciò: faccio parte della lobby, è ufficiale, e in quanto membro di diritto sarò in grado di risolvere tutte quelle noiose incombenze della vita quotidiana dei normali cittadini. D’altra parte, me l’avevano già ricordato gli acuti osservatori dei Carc (comitati d’appoggio alla resistenza per il comunismo) che certamente avevano attinto alle stesse fonti consultate da Pinotti quando mi avevano incluso nella lunga lista degli “agenti sionisti”. Che dire, tutto si tiene. Finalmente anche il salotto buono del giornalismo italiano (il Corriere della Sera), assieme all’altrettanto rispettabile salotto di una casa editrice importante come Ponte alle Grazie, ospitata presso la libreria Rizzoli della Galleria a Milano per presentare quel libro a BookCity, insomma il fior fiore della cultura italiana ratifica questo dato di fatto incontrovertibile. Sono ricco, sono influente (segretamente!), controllo assieme a un numero imprecisato di sodali i gangli vitali della finanza, dei media e della politica a livello globale. Capite, globale! Io per la verità ho partecipato a due sole tornate elettorali amministrative, raccogliendo a Venezia e poi a Padova forse cento preferenze in tutto. Ma deve esserci stato un errore nel conteggio, qualcuno non si dev’essere accorto del mio cognome e della sua rilevanza come parte di una lobby indiscutibilmente onnipotente.
In verità, però, a leggere bene quel libro, che si presenta con un’intervista a Moni Ovadia, «una delle menti più aperte e brillanti del mondo ebraico» (sic), a me viene in mente un altro volume, pubblicato nel 1937 da Paolo Orano, Gli ebrei in Italia. Anche Orano era un rinomato giornalista, riconosciuto nei salotti buoni, e nel suo libro suggeriva agli israeliti della Penisola di integrarsi una buona volta e di rinunciare all’adesione a quel “sionismo” che allora come oggi crea problemi. Per Ovadia, intervistato da Pinotti, il sionismo «ha una latenza antisemita» (p.13) ed è un «nazionalismo fanatico, declinato religiosamente» (p.15). Niente male per un movimento risorgimentale. Che non andava bene neppure a Paolo Orano, che con il suo testo alla fine degli anni Trenta preparava il terreno alle leggi sulla razza.
Oltre a quel testo, a me ricorda anche la declinazione dell’Internazionale ebraica così come viene accuratamente descritta dai Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Anche in quel caso (ma siamo all’inizio del Novecento), gli ebrei sono un gruppo di famiglie organizzate attorno a un disegno segreto di controllo dei gangli vitali della società umana. Accumulano ricchezze inarrivabili, controllano il potere politico e i principali mezzi di comunicazione, insomma sono animatori di un complotto generalizzato che quel testo intendeva disvelare.
Siamo alle solite, si dirà. Certo, nulla di nuovo. Lo scrittore di turno nega fortemente di essere antisemita perché «non è nel suo dna» (sic) e perché di sicuro ha tanti amici ebrei (che non si negano a nessuno). E dopo questa doverosa premessa organizza un testo pieno di strafalcioni storici, che disegna un mondo surreale ma credibile e autorevolmente confermato da un profluvio di note che lo fanno assomigliare a un testo di valore scientifico. Quo usque tandem, direbbe Cicerone. Quo usque tandem Pinotti abutere patientia nostra?
Gadi Luzzatto Voghera, direttore Cdec