ISRAELE – Attacco terroristico a Gush Etzion, ucciso un israeliano
Gli F35 anche a Riad, come cambiano gli equilibri regionali
La mattina si è aperta con un messaggio di cauta fiducia. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha diffuso una nota in cui ringrazia «il presidente Trump e il suo instancabile e devoto team» e loda «il coraggio e il sacrificio dei nostri soldati». Il premier parla del via libera del Consiglio di sicurezza dell’Onu al piano americano in 20 punti per Gaza come di un passo «verso pace e prosperità», citando anche la prospettiva di ampliare gli Accordi di Abramo e di una «maggiore integrazione» di Israele nella regione.
Poi, nel giro di poche ore, la realtà sul terreno ha imposto un’altra agenda. Nei pressi dell’insediamento di Gush Etzion, a sud di Gerusalemme, due terroristi armati hanno attaccato alcuni civili israeliani. I due attentatori palestinesi hanno tentato prima di investire i passanti con un’auto, poi, scesi dal veicolo, hanno aggredito con i coltelli le persone presenti: un israeliano di 30 anni è stato ucciso; una donna di 40 è in gravi condizioni. Feriti anche un altro israeliano di 30 anni e un ragazzo di 15. I due terroristi, uno dei quali proveniente da Hebron, sono stati neutralizzati da civili armati e riservisti dell’esercito presenti nella zona.
Il bilancio dell’attacco è stato confermato dai paramedici del Maghen David Adom, intervenuti pochi minuti dopo l’attentato. «Abbiamo trovato più feriti con lesioni penetranti», ha riferito ai media Uriel Lavi, uno dei primi soccorritori. «Le persone erano distese sulla strada, anche a decine di metri di distanza», ha aggiunto un altro paramedico, Itzik Itach. L’esercito ha iniziato a isolare le città palestinesi nella zona dell’attacco e a istituire posti di blocco.
Gli F-35 a Riad e l’opportunità per Israele
L’attacco arriva in un momento di intensa attività diplomatica internazionale. Oltre alla risoluzione dell’Onu, negli ultimi giorni hanno ripreso forza le indiscrezioni sulla imminente vendita degli F-35 americani all’Arabia Saudita. Un’opzione confermata da Trump, pronto ad accogliere nelle prossime ore il principe ereditario Mohammed bin Salman. È il primo viaggio di bin Salman negli Stati Uniti dal 2018, anno in cui l’uccisione dell’opinionista Jamal Khashoggi da parte di agenti sauditi a Istanbul aveva scatenato l’indignazione mondiale e incrinato i rapporti tra Washington e Riad.
Secondo Reuters, la vendita degli F-35 sarebbe la prima fornitura di caccia di quinta generazione a Riad e potrebbe rimettere in discussione il principio del vantaggio militare qualitativo di Israele, finora unico paese della regione a disporre del velivolo. Il pacchetto richiesto da Mohammed bin Salman comprende anche garanzie di sicurezza, tecnologie avanzate e progressi su un programma nucleare civile.
La Casa Bianca vede nell’accordo uno strumento per consolidare i rapporti con l’Arabia Saudita e contenerne il riavvicinamento alla Cina. Trump, scrive il Times of Israel, vorrebbe intensificare la pressione affinché Riad aderisca agli Accordi di Abramo, mentre quest’ultima chiede un percorso concreto verso uno stato palestinese.
Per Yossi Yehoshua, analista militare di Yedioth Ahronoth, il dossier F-35 «non è un’altra vendita di armi, ma una delle decisioni strategiche più sensibili del Medio Oriente». E avverte che l’eventuale perdita dell’esclusività israeliana sul caccia rappresenterebbe un cambiamento profondo: «Il vantaggio che Israele perderebbe non è solo tecnologico, è cognitivo, regionale e strategico». Secondo Yehoshua, se Washington deciderà di procedere, Israele dovrà pretendere una compensazione formale ampia: normalizzazione con l’Arabia Saudita, garanzie di sicurezza contro l’Iran e un ulteriore rafforzamento delle proprie capacità militari. «Paradossalmente, quella che oggi potrebbe essere la peggior vendita di armi per Israele può trasformarsi nella sua più grande opportunità strategica, se accompagnata da accordi reali», conclude l’analista. «Per ora, però, non ci siamo ancora».