L’APPELLO – David Sorani: Bologna fermi i violenti, non gli sportivi
Virtus Bologna-Maccabi Tel Aviv. Una bellissima, coinvolgente partita di basket tra due grandi squadre. Questo direbbe chiunque, appassionato o meno per la pallacanestro. Oppure, una buona occasione per aprirsi a una visione diversa più normale più umana di Israele e della sua società, fatta anche di sport e di tifo; quindi una opportunità per un cambiamento di immagine, preludio forse a una possibilità di incontro. Ma no, non sia mai! Inevitabilmente l’evento sportivo di venerdì 21 novembre è stato lo spunto per chiamare a raccolta tutto il mondo propal italiano, che metterà in scena l’ennesimo corteo antisionista nutrito di odio e volontà distruttiva allo stato puro: una delle ormai continue manifestazioni in cui stupidamente la violenza è accettata e da qualcuno persino elogiata solo perché in genere si manifesta non con distruzioni fisiche (comunque già avvenute) ma con parole incendiarie, slogan aberranti, cartelli di inneggiamento al terrorismo assassino.
Poiché questo appuntamento di massa col fanatismo e l’antisemitismo antisionista è già stato fissato, il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha pensato bene di chiedere il rinvio e lo spostamento dell’evento sportivo in altro luogo lontano dal centro. Giusta e condivisibile, per carità, la preoccupazione per l’ordine pubblico, la sicurezza generale, la salvaguardia dei beni architettonici della città. Ma perché questi sacrosanti e fondati timori non hanno portato il primo cittadino e comunque chi ne ha la facoltà a vietare la fonte delle eventuali violenze, cioè una manifestazione programmata per diffondere odio e accuse infondate contro un intero Paese e la sua popolazione? Perché la città non è pronta a usare tutti i mezzi a sua disposizione per impedire e non fare neppure partire un corteo nutrito dalla cultura dell’esclusione? Perché gli atleti israeliani dovrebbero subire l’ingiustizia e i disagi di un rinvio a causa della loro nazionalità? Perché dovrebbero essere trattati come la causa diretta o indiretta di qualcosa che li vede in realtà come bersaglio designato? Perché danneggiare ulteriormente i danneggiati e non escludere invece gli escludenti inibendo loro una gazzarra che tutto è fuorché libera espressione delle idee? Le idee in quanto pensieri articolati, infatti, in gruppi di tal fatta sono assenti per natura.
Saggiamente il Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, ha rifiutato per quanto lo concerne la richiesta di rinvio/spostamento, ammonendo che non sono le istituzioni a dover venir meno agli impegni stabiliti ma gli organizzatori delle manifestazioni a dover assumersi l’impegno di evitare degenerazioni violente. L’accento è stato così giustamente posto anche sulla necessità di contare su amministrazioni salde, in grado di tenere fede al loro ruolo di garanzia e di controllo democratico senza cercare facili vie di fuga in rinvii scansa-responsabilità.
Certo, il corteo propal quasi sicuramente si snoderà per il centro di Bologna, e con ogni probabilità darà sfogo al suo livore antisraeliano. Certo, Lepore risponderebbe che di fronte a questa prospettiva proprio la proposta di rinvio è segno di responsabilità. Ma la vera responsabilità non è quella di impedire che i gruppi di violenza verbale e/o fisica si formino e si mettano in moto?
Se poi venerdì la partita si svolgerà regolarmente dove previsto e la manifestazione avrà luogo con i suoi (in)evitabili strascichi velenosi, forse dopotutto sarà meglio così: sarà un’altra chiara espressione di odio contro Israele – fra le innumerabili di questi tempi amari –, dolorosa ma utile forse ad attestare, ancora a chi non vuole ammetterla, l’esistenza di un antisemitismo diffuso, a incrementare quindi il senso di insopportabilità a cui siamo giunti e a spingere verso un taglio netto e duro di questa falsa libertà di espressione.
David Sorani