PISA – Nessiah guarda a Est, Gottfried: «Dai Balcani un invito alla complessità»

Nessiah 2025 guarda ai Balcani. Una regione attraversata da conflitti e trasformazioni, ma anche da intrecci profondi tra culture, lingue e religioni. «La scelta del tema non è casuale. I Balcani rappresentano alcuni momenti cruciali della nostra storia: luoghi che, pur attraversati da conflitti anche recenti – basti pensare ai trent’anni da Srebrenica – hanno saputo esprimere in diversi periodi modelli straordinari di convivenza. In quest’area la tradizione ebraica, cattolica e islamica si sono incontrate e intrecciate, generando culture, lingue e memorie condivise» osserva il direttore artistico Andrea Gottfried, ideatore della rassegna e presidente della Comunità ebraica di Pisa.
Le tre direttrici tematiche di questa edizione – la memoria sefardita, Elias Canetti e il Mediterraneo ebraico come spazio di dialogo – compongono una mappa fatta di passaggi, radici e contaminazioni. Nel caso di Canetti, premio Nobel per la Letteratura nel 1981, il festival torna alle origini bulgare dello scrittore, nato nella comunità ebraica di Ruse e cresciuto tra lingue diverse: ladino, bulgaro, tedesco, spagnolo. Un percorso che riflette l’Europa plurale da cui proviene Canetti e che Nessiah racconta attraverso letture, musica e teatro. «Un invito a leggere la complessità senza semplificazioni», sottolinea Gottfried.
Il programma è stato presentato a Pisa, all’Auditorium di Palazzo Blu, alla presenza dei partner istituzionali. La XXIX edizione del festival, organizzato dalla Comunità ebraica di Pisa e prodotto da Officina dei Transiti, propone un percorso di nove appuntamenti tra musica, teatro, cucina e memoria dal 30 novembre al 21 dicembre, tra Pisa e Viareggio.
Per Gottfried, Nessiah è anche un modo per aprire il mondo ebraico al pubblico. «L’obiettivo è uscire dall’angolo mediatico in cui spesso vengono relegate le comunità ebraiche, soprattutto in questo periodo. Una programmazione aperta permette di mostrare che, quando c’è rispetto per l’essere umano, si possono superare le divergenze senza bisogno di schieramenti».
Il festival sceglie così una strada precisa. «C’è chi va in piazza a urlare e alimentare contrasti, creando barriere. Noi seguiamo un’altra via: condividere cultura, costruire ponti. Una melodia insieme, una cucina condivisa. Piccoli gesti, ma capaci di contrastare chi fomenta odio e divisioni».
Il primo appuntamento del programma, patrocinato dall’Ucei, è un esempio di questa scelta. Domenica 30 novembre, proprio a Palazzo Blu, tornano allo stesso tavolo Tze’ela Rubinstein e Shady Hasbun, chef con radici israeliane e palestinesi. Un cooking show che attraversa il Mediterraneo e i Balcani e che diventa un piccolo esempio di dialogo. «L’inizio del festival vuole essere un segnale» aggiunge Gottfried. «Nessiah nasce per abbattere muri, non per crearne di nuovi».
Due gli eventi speciali annunciati: l’accensione pubblica dei lumi della festa di Channukah il 20 dicembre nella sinagoga di Pisa, condivisa con cittadini e rappresentanti religiosi, e la riapertura della sinagoga di Viareggio, che accompagnerà il concerto finale del 21 dicembre.
Nessiah prosegue poi con incontri, letture, film e concerti: dalla musica sefardita del Balkan Sephardic Music Ensemble al klezmer dell’Hamburg Duo, dal teatro alla memoria di Canetti, fino alle energie dell’Orchestra Multietnica di Arezzo. Tutti gli eventi sono a ingresso libero, con prenotazione obbligatoria.
Il festival si svolge grazie al contributo di Fondazione Pisa, Regione Toscana e Comune di Pisa. «Nessiah invita da quasi trent’anni a scoprire la ricchezza della cultura ebraica», ha osservato Stefano Del Corso, presidente della Fondazione Pisa. «La rassegna rinnova un impegno alla riflessione e all’apertura», ha aggiunto Cosimo Bracci Torsi, presidente di Palazzo Blu. Per Paolo Pesciatini, assessore al Turismo del Comune di Pisa, «Nessiah è un viaggio alle origini della nostra civiltà, che ci aiuta a comprendere il nostro modo di abitare il mondo».

d.r.