SCARPERIA – Una targa in ricordo di Carolina Milani e della sua scelta coraggiosa
Rifiutò la libertà offertale dai tedeschi pur di non abbandonare l’anziana donna ebrea da lei assistita e al suo fianco fu uccisa in campo di sterminio alcuni giorni dopo. Morì così Carolina Milani, unica non ebrea deportata ad Auschwitz-Birkenau in seguito alla razzia nazifascista del 16 ottobre 1943 a Roma. Di lei fino a pochi mesi fa si sapeva poco. È stata l’associazione Progetto Memoria a colmarne i vuoti biografici e a promuovere l’installazione di una lapide in suo onore nel comune natio di Scarperia (FI), all’esterno dell’abitazione in cui vide la luce nel 1881. Milani si spostò poi dalla Toscana a Roma all’inizio del Novecento. E lì iniziò a lavorare per Enrichetta De Angeli, la sua assistita, diventata nel tempo anche un’amica. Amore, solidarietà, dedizione e dignità umana: sono i quattro valori che Milani antepose a ogni altra considerazione nell’ora più buia e che sono richiamati nella targa, svelata lunedì alla presenza di alcune scolaresche.
«Questa cerimonia è la chiusura di un cerchio», spiega Lello Dell’Arriccia, il presidente dell’associazione e promotore dell’iniziativa. «Carolina Milani non salvò nessuno, ma diede la sua vita nel nome dei più alti valori umani: fu una donna Giusta e come tale va ricordata». Tra gli intervenuti anche il sindaco Federico Ignesti, il vicesindaco Pietro Modi, la dirigente scolastica Meri Nanni, l’ex presidente della Comunità ebraica romana Claudio Fano, David Liscia in rappresentanza di quella fiorentina ed Elisa Martellini, una delle nipoti di Milani. È stato inoltre letto un messaggio della presidente Ucei, Noemi Di Segni: «A Carolina Milani il nostro omaggio di memoria e l’abbraccio ai discendenti affinché la sua coerenza possa essere da guida e monito di luce in questi tempi di oscuramento, sperando che possa essere di benedizione per quanto così intensamente preghiamo e auspichiamo per le guerre e i conflitti ancora in corso». L’installazione della targa, spiegano Dell’Arriccia e con lui Gianni Polgar, è il punto di arrivo di un percorso iniziato negli scorsi mesi con varie iniziative organizzate a Roma. Prima all’ex collegio militare dove gli ebrei romani rastrellati furono raccolti prima della deportazione, poi alla stazione Tiburtina da dove partì il convoglio della morte, infine nella sukkah del Tempio Maggiore.
a.s.