DIALOGO – Giovedì al via i Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli
Se la dichiarazione conciliare Nostra Aetate «ha segnato una pietra miliare nel cammino di riconciliazione, di reciproca conoscenza e di apertura al dialogo tra ebrei e cristiani», oggi tutto questo «impone una riflessione su quanto ancora si possa e si debba fare». È la prospettiva con cui si apre la 45esima edizione dei Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli, in programma dal 4 all’8 dicembre nella comunità monacale benedettina nei pressi di Arezzo. Se ne parlerà in alcune conferenze, ma anche ricordando alcuni “testimoni del dialogo”, presentando nuovi impegni editoriali, confrontandosi in seminari e gruppi dedicati. Marco Cassuto Morselli, il presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane in Italia, è in partenza per Camaldoli. «Ripercorreremo Nostra Aetate da un punto di vista storico, ma guarderemo soprattutto al futuro», spiega. «I risultati raggiunti in questi 60 anni sono stati importanti, ma sono essenzialmente noti in ambienti ristretti. E questo è un problema che non ci dobbiamo stancare di affrontare, sforzandoci di sensibilizzare il più possibile su quello che appena poche settimane fa il papa ha definito un documento luminoso: non in un contesto ristretto, ma nel corso di un’udienza generale in Piazza San Pietro».
I gruppi di studio saranno quest’anno sei. Uno dei quali sarà dedicato alla decostruzione dell’antisemitismo cristiano, tema al quale la conferenza episcopale francese ha dedicato un documento tradotto e pubblicato in Italia da Castelvecchi. «Dopo due anni difficili in generale e anche nel dialogo ebraico-cristiano», riprende il ragionamento Cassuto Morselli, «dobbiamo rifondare una speranza, come auspicato anche dal papa nel suo intervento». È in partenza per Camaldoli pure Milena Santerini, professoressa di pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah del capoluogo lombardo «Come cambiano le forme di antisemitismo così pure il dialogo interreligioso deve rinnovarsi, senza fermarsi davanti agli ostacoli emersi negli ultimi mesi», sottolinea. Per Santerini, «oltre al compito di decostruire l’antigiudaismo cristiano classico abbiamo quello di fare fronte comune contro tutti i nuovi antisemitismi contemporanei: in parte sono anche anticristiani, come quelli basati sulle teorie cospirative e su un certo tradizionalismo malato». Già coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Santerini ne parlerà venerdì, seconda giornata di colloqui, assieme alla presidente Ucei uscente Noemi Di Segni in un panel intitolato “Oltre Nostra Aetate, quale progettualità per un impegno comune”. Tra i “testimoni del dialogo” ai quali si renderà omaggio c’è Giacoma Limentani (1927-2018), traduttrice, narratrice e saggista, oltre che animatrice di gruppi di studio incentrati su Torah e Midrash, mentre il direttore del Centro Cardinal Bea, Massimo Gargiulo, spiegherà quali sono le resistenze a Nostra Aetate. E il rabbino Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e Cultura Ucei, racconterà “come l’ebraismo vede il cristianesimo oggi”. In uno dei sei gruppi tematici, animato dagli studiosi Massimo Giuliani e Claudia Milani, si metterà al centro la figura di Paolo in una prospettiva ebraica.
Adam Smulevich