LA POLEMICA – Emanuele Calò: Gad Lerner, così isolato, così recensito
«Lerner (…) denuncia l’isolamento nel quale si trovano coloro che dissentono dalla linea di sostegno a Netanyahu prevalente nelle comunità italiane con alcune punte di oltranzismo» (Antonio Carioti, Dissensi fra ebrei – Il confronto Di Segni – Lerner; l’articolo riguarda il loro libro Ebrei in guerra, edito da Feltrinelli).
Tanto è isolato Gad Lerner, che sul sito Rai si legge: «Sorgente di vita – Il rabbino e il dissidente – 19/10/2025 – Un confronto serrato tra Riccardo Di Segni, rabbino capo della comunità ebraica di Roma e Gad Lerner, giornalista e scrittore. Sul conflitto a Gaza, su Israele e sulle lacerazioni interne alla società israeliana e al mondo ebraico. Dal loro dialogo è nato un libro firmato a quattro mani: Ebrei in guerra. Dialogo tra un rabbino e un dissidente, uscito poco prima della firma degli accordi di Sharm el Sheikh. Per Lerner e Di Segni, posizioni differenti che si riflettono in un confronto tutt’altro che facile, in cui si intrecciano temi di etica, politica, religione e un acceso dibattito sull’idea di sionismo».
Sorgente di vita è una testata televisiva dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, come lo è Pagine ebraiche, il mensile edito da UCEI, che nel numero di ottobre dà spazio al libro Di Segni-Lerner, invitando tra l’altro il giornalista a scrivere per la testata.
Per contro, in tutti i media importanti, chi è contro Israele impazza senza requie, mentre chi difende Israele non esiste. Mi dispiace molto che un giornalista importante come Gad Lerner forse non sia venuto a conoscenza che il professore Sergio Della Pergola, che sicuramente conosce e stima, il 12 ottobre 2025 in un convegno dell’UCEI tenutosi presso il CNEL, ha tenuto una relazione nella quale, col supporto di un’équipe di ricercatori, ha dimostrato che i media sono prevalentemente anti-israeliani.
Infine, dispiace che si dica che le Comunità ebraiche italiane siano in favore di Netanyahu, perché, come ho tentato di chiarire (evidentemente, senza alcuna eco) anche sul Foglio, le Comunità ebraiche non sono dei partiti politici e, se difendono Israele, lo fanno perché è la polizza sulla vita degli ebrei e non gradiscono la possibilità della sua scomparsa. Lerner scambia la paura della distruzione di Israele con una sorta di adorazione del premier in carica (e perché mai?). Purtroppo, anche se è del tutto legittimo sbagliare, la raffigurazione degli ebrei, a stregua di soggetti che in prevalenza sarebbero dei fan sfegatati del premier, il quale premier è descritto diffusamente come un demonio, non può che riverberarsi nell’immagine degli ebrei italiani, i quali sarebbero adoratori di un demonio. Un piccolo sillogismo, che mi preoccupa.
Francesco Lucrezi ha scritto queste bellissime frasi, dopo aver criticato il premier: «Stiamo parlando, comunque, di un uomo, niente di più, e gli uomini sono tutti imperfetti, chi più chi meno. Ma c’è un altro Netanyahu, che non è un uomo, ma un fantasma. È quello il cui volto, su un enorme manifesto affisso nella piazza centrale di Gaza, raffigurato con una smorfia satanica, e con denti aguzzi colanti sangue, faceva da sfondo alle bare dei fratellini Bibas e della loro madre (in realtà poi si scoprì che non era lei), restituite in uno scambio di prigionieri (molti vivi in cambio di pochi morti, come al solito). È quello il cui volto mostruoso viene raffigurato, come “ebreo aberrante”, quasi ogni giorno (…). È il Dracula impalatore e vampiro, il Giuda che ha venduto Gesù, il Caifa che ne ha decretato la morte, lo Shylock che vuole la sua libbra di carne, il rabbino che frigge le ostie consacrate o che usa il sangue dei bambini ebrei per fare le azzime, il Dreyfuss traditore, l’avido usuraio, il capitalista affamatore, il comunista senza dio, il puro distillato della razza maledetta. Questo secondo Netanyahu, ripeto, non è un uomo, non esiste come persona fisica. È la maschera di un fantasma senza volto (anzi, con migliaia di volti), che esiste da duemila anni».
Tale raffigurazione diffusa, è un errore, non un peccato, e quindi, con tutto il rispetto per l’onestà e la traiettoria importante di Gad Lerner, ci sia consentito di spiegare perché sia meglio non essere Netanyahu-centrici, e perché vorrei che questa precisazione non fosse vista (non lo è) come irriverente. Non scrivo “amici come prima” perché non ho l’onore di conoscere Lerner di persona, mi farebbe piacere incontrarlo. Mi limito a segnalare una preoccupazione e, anche se non sono nessuno, come il comune amico Ulisse, gli porgo cordiali saluti e un altrettanto cordiale Shalom.
Emanuele Calò