ANTISEMITISMO – Tra legge e divisioni, voci a confronto sul ddl Delrio

Il caso politico nato attorno al disegno di legge sull’antisemitismo presentato dal senatore Graziano Delrio ha aperto un confronto acceso, dentro e fuori il Parlamento. Non è in discussione soltanto il testo normativo, ma il modo in cui l’Italia affronta – o talvolta evita di affrontare – la crescita dell’antisemitismo, i suoi effetti nel dibattito pubblico e l’intreccio fra antisionismo, libertà di espressione e politica israeliana.
Mentre il Pd si divide e una parte della sinistra contesta la definizione IHRA temendo possibili “bavagli”, diverse voci del mondo accademico e culturale richiamano l’attenzione su ciò che percepiscono come la questione principale: l’aumento esponenziale dell’odio antiebraico nel paese, che richiederebbe risposte più rapide e più strutturate di quelle viste finora. Sul tema nei giorni scorsi è intervenuta la presidente UCEI Noemi Di Segni osservando in una nota che «boicottare il percorso parlamentare per una lettura selettiva e distorta della stessa definizione IHRA equivale ad eludere il problema e strumentalizzarlo per una dialettica puramente politica».

Meghnagi: «Una legge perché le istituzioni non hanno applicato ciò che già c’era»
Per David Meghnagi, presidente del Comitato accademico europeo per la lotta all’antisemitismo, tutto il dibattito sulla proposta Delrio è paradossale: «Le linee guida contro l’antisemitismo erano state approvate dal Governo Draghi, ma non sono diventate buone pratiche condivise da parte delle istituzioni». Quelle indicazioni, elaborate a partire dalla definizione Ihra, «dovevano essere calate nell’attività di tutte le istituzioni, università, scuole, ospedali», ma «molti comuni le hanno respinte e le università le hanno largamente ignorate», sottolinea Meghnagi, già professore ordinario all’Università Tre di Roma.
«Se le avessero applicate forse avremmo potuto fronteggiare meglio le derive cui assistiamo oggi». In questo quadro, il Ddl Delrio colmerebbe un vuoto politico prima ancora che normativo: «Delrio ha avuto il merito di portare all’attenzione della sinistra un problema che va avanti da anni ed è ormai diventato un’emergenza globale. Per fronteggiare questa deriva occorre un approccio bipartisan».

Luzzatto Voghera: «Attacco a Delrio ingiusto, se legge serve si parta da lì»
Gadi Luzzatto Voghera, direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, giudica «inappropriato» il modo in cui Delrio è stato attaccato da settori della sinistra: «Una persona mite, animata da buone intenzioni, che presenta una proposta ragionevole rispetto ad altre molto più complicate». Nel merito della proposta, il direttore del Cdec afferma invece di non essere «convinto che una nuova legge sia davvero necessaria. Molte delle misure proposte sono già previste dalla Strategia nazionale contro l’antisemitismo, che andrebbe finalmente implementata. Se proprio si vuole legiferare, allora lo si faccia partendo da quelle linee guida e con un consenso politico ampio».

Litta Modignani: «La sinistra ha imboccato una deriva antisraeliana e antisionista»
Molto più netto il giudizio di Alessandro Litta Modignani, presidente dell’Associazione milanese pro Israele, che definisce «desolante» quanto accaduto nel Pd. Per lui il problema non è il testo, ma il clima politico: «Delrio è stato umiliato. La sua proposta recepisce la definizione Ihra, che l’Italia ha già sottoscritto e il parlamento europeo ha adottato. Dovrebbe essere una base condivisa, invece provoca una rivolta interna. È il segno di una deriva antisraeliana e antisionista ormai irreversibile nella sinistra».
Sulla libertà di espressione, tema sollevato da molti critici, Litta Modignani è tranchant: «Se si chiama libertà di espressione invocare la distruzione dello Stato ebraico, allora possiamo chiamare libertà anche l’annientamento del popolo ebraico. Oggi, come ricordava il rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib, l’antisionismo è l’antisemitismo dei buoni: si continua a odiare gli ebrei in nome di un presunto ideale».

Rossi: «Antisemitismo trasversale, serve una convergenza ampia»
Per Gianni Scipione Rossi, già direttore di Rai Parlamento e della Scuola di giornalismo di Perugia, l’antisemitismo «è una piaga trasversale alle culture politiche» e proprio per questo auspica una convergenza ampia a sostegno della proposta Delrio. D’altronde, osserva, l’esponente del Pd «ha rimesso sul campo un tema importante, sul quale erano già intervenuti con loro iniziative Massimiliano Romeo (Lega), Ivan Scalfarotto (Italia Viva) e Maurizio Gasparri (Forza Italia): tutti e tre rifacendosi come lui alla definizione di antisemitismo dell’Ihra». Rossi ritiene «urgente» una legge che affronti il fenomeno, pur consapevole che una norma da sola non basterà a risolvere il problema. Quanto alle dinamiche interne al Pd, è scettico su un cambio di linea dopo lo stop dei giorni scorsi, anche alla luce dell’appoggio di quello che definisce «il solito gruppetto di intellettuali militanti».

Della Pergola: «Le leggi da sole non bastano, ma un segnale serve»
Per il demografo Sergio Della Pergola, docente emerito dell’Università ebraica di Gerusalemme, una premessa è necessaria: «Le leggi, da sole, cambiano poco se la società non decide di farle vivere». La vera partita si gioca nel discorso pubblico e nella sua capacità di interiorizzare principi civili. E tuttavia, aggiunge, «in questo momento storico, credo sia giusto dare un segnale»: dire che «certe cose non si possono fare» significa fissare una soglia civile, non censurare.
Apprezza perciò il riferimento esplicito alla definizione IHRA sull’antisemitismo – «la migliore tra quelle disponibili» – mentre giudica il testo «burocratico» e non sempre comprensibile. L’obiettivo però gli appare corretto: intervenire sulle piattaforme digitali, oggi terreno principale della diffusione dell’antisemitismo fra i più giovani.
Il demografo allarga poi lo sguardo al contesto internazionale per contestare l’idea che tutto dipenda dal governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu: l’antisemitismo, osserva, «è precedente e indipendente dal colore politico del governo israeliano». Lo prova la risoluzione Onu del 1975 che equiparava “sionismo” e “razzismo”, votata mentre al governo c’era il leader laburista Yitzhak Rabin. Ciò non assolve l’attuale leadership, che «ha contribuito a inquinare l’atmosfera», ma, insiste Della Pergola, «l’antisemitismo si intensifica anche senza Netanyahu: è parte di un discorso internazionale che lo precede». Per questo, conclude, il segnale politico lanciato in Italia dal Ddl Delrio «ha valore»: «Esprimo gratitudine e stima a Delrio, e spero che l’iniziativa abbia un esito positivo».

Daniel Reichel