FIRENZE – Vita ebraica e Israele dopo il 7 ottobre, esperienze a confronto

È in svolgimento a Firenze la decima edizione dei Limmud Italia Days, appuntamento annuale dedicato allo studio e all’approfondimento di temi ebraici. Numerosi gli argomenti di cui si sta discutendo: dal rapporto tra arte ed ebraismo ad alcune avventure editoriali ebraiche tra emancipazione e leggi razziste, dalle vicende dell’ebraismo nel Maghreb ai segreti della challah. Nella mattina di lunedì, varie voci hanno animato un panel dedicato a “Ebrei e politica italiana”, aperto anche ai non iscritti al Limmud, nel quale si è fatto il punto sulle ripercussioni degli ultimi due anni nella vita ebraica. Lo ha moderato Sandro Servi, uno degli organizzatori del Limmud.
«L’odio per gli ebrei ci ha lasciati sbigottiti. C’è un morbo nell’aria che non è stato individuato», ha dichiarato l’editore Guido Guastalla. Per Guastalla, la cultura occidentale sta subendo un «progressivo inquinamento» e non sembra avere «gli antidoti per combattere le forme di degenerazione» promossi dall’Islam radicale, «dove questa degenerazione è costitutiva». L’intervento della giornalista Fiamma Nirenstein, collegata da Gerusalemme, è stato focalizzato sul rapporto tra Israele e diaspora. «Israele è il luogo dell’eroismo, del ritorno, del recupero della nostra identità», ha affermato. Secondo Nirenstein, «un ebreo oggi deve essere un “soldato” di Israele; agli ebrei non è richiesto di fare dei distinguo, ma di difendere un paese in pericolo di vita». Il rabbino Scialom Bahbout ha evocato il tema della “Nakba ebraica” subita dagli ebrei del mondo arabo e islamico tra il 1948 e il 1967. «Nessuno ci ha mai considerati dei profughi», ha spiegato il rav, che fu tra quanti dovettero lasciare la Libia. Bahbout ha affrontato anche un altro argomento: «Ci sono milioni di persone nel mondo che vorrebbero tornare all’ebraismo, Israele è un’opportunità unica per farlo». Il docente universitario Francesco Lucrezi ha poi rivendicato, da non ebreo, un’affiliazione al sionismo «come parte della mia identità». Un’identità da difendere «mentre concetti come libertà, uguaglianza e fratellanza si stanno relativizzando e sbiadendo». Ma cosa è il sionismo? Per Lucrezi, «è un sogno millenario sintetizzato nella dichiarazione di indipendenza di Israele». Ha concluso il panel una riflessione dell’ex direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, a detta del quale l’ebraismo italiano ha reagito al 7 ottobre «con una coesione che non ricordiamo né nel 1982 né al tempo della seconda intifada; una coesione che dice del livello di maturità dei singoli». Per Molinari, che ha descritto le trasformazioni in corso sulla scena politica soffermandosi in particolare sul rischio di una deriva “melenchoniana” a sinistra sulla falsariga di quanto avvenuto in Francia, «gli ebrei di sinistra sono quelli che hanno sofferto di più, ma sono anche quelli che hanno reagito con maggiore coraggio e senza fare passi indietro».
Tanti interventi dal pubblico hanno contraddistinto un dibattito vivace, concluso da un nuovo intervento di Molinari. Ampliando lo sguardo all’Europa, l’ex direttore di Repubblica ha sostenuto come la Germania oggi sia «il miglior interprete di chi vuole difendere stato diritto, perché legge l’aggressione di Hamas a Israele all’interno della guerra delle autocrazie contro le democrazie». Secondo Molinari, nella guerra ibrida in corso l’antisemitismo è un collante formidabile a favore delle autocrazie perché «niente genera maggior scompiglio». Riferendo poi di alcuni suoi incontri negli Emirati Arabi Uniti, Molinari ha sottolineato «la volontà strategica» di vari governi arabi nel rafforzare la connettività tra tutti i paesi del Medio Oriente. Un ponte teso anche verso Israele per «motivi strategici e commerciali», ma anche per la comune minaccia esercitata dalla Fratellanza Musulmana, «una ideologia che accomuna Hamas, Turchia e Qatar» e radicatasi ormai anche in parte del mondo occidentale.

a.s.