ISRAELE – Da Tu Bishvat stop ai telefoni nelle scuole elementari

Dal prossimo Tu Bishvat – la festività ebraica che celebra il risveglio della natura dopo la pausa invernale – ci sarà silenzio digitale nelle scuole elementari israeliane. Il 2 febbraio, in coincidenza con la festa, entrerà in vigore la nuova norma del ministero dell’Istruzione che vieta l’uso dei telefoni cellulari durante l’orario scolastico. Gli smartphone saranno consentiti solo in aule designate, esclusivamente per attività didattiche e sotto supervisione del personale. Secondo il ministro dell’Istruzione, Yoav Kish, il provvedimento nasce dall’esigenza di «ridurre le distrazioni e permettere ai bambini di incontrarsi davvero». La norma si basa su studi condotti «in Israele e nel mondo sugli effetti negativi dell’uso dei telefoni sul clima educativo e sul benessere degli studenti», ha affermato il ministro, sottolineando come l’obiettivo sia rafforzare la concentrazione e favorire un’interazione più naturale tra gli alunni.
L’attuazione del provvedimento sarà accompagnata da programmi educativi e da un dialogo con i genitori per promuovere un uso più equilibrato dei dispositivi e prevenire l’esposizione a contenuti non adatti alle diverse fasce d’età. Il ministero lavorerà con autorità locali, dirigenti scolastici, rappresentanti dei genitori e consigli studenteschi per adattare la norma alle esigenze dei singoli istituti. «Creare uno spazio che favorisca la crescita sociale ed emotiva dei bambini è una responsabilità collettiva», ha affermato Kish.
La decisione arriva in un momento in cui decine di scuole in tutta Israele stanno già attuando una politica simile. Il comune di Tel Aviv da alcune settimane promuove la graduale rimozione degli smartphone anche dalle scuole superiori.
Sul divieto dei telefoni a scuola, il Mofet Institute – tra i principali centri di formazione per insegnanti d’Israele – offre un quadro più sfumato: se da un lato c’è la necessità di proteggere i bambini dall’eccesso di stimoli via schermo, dall’altro lo smartphone è diventato per le nuove generazioni un linguaggio nativo, un’estensione naturale della loro socialità. I ricercatori del Mofet avvertono che la scuola ha la responsabilità di educare alla cittadinanza digitale, non di evitarla. «Un divieto assoluto è come cercare di spegnere un incendio con una coperta», si legge in un’indagine dell’istituto. «Può funzionare per un momento, ma non insegna ai bambini a vivere nel mondo reale». Per gli esperti, scrive il sito del Canale 12 israeliano, l’assenza dei telefoni a scuola ha effetti positivi: può ridurre l’ansia sociale, rafforzare l’autonomia e creare uno spazio in cui gli studenti imparano a gestirsi senza un contatto costante con i genitori. Alcuni ragazzi raccontano di sentirsi sollevati: «Sono contento che i miei genitori non mi tormentino ogni ora», ha raccontato uno. Un altro osserva: «Senza il telefono mi sento padrone di me stesso».
E poiché, soprattutto per gli adolescenti, il cellulare non si può eliminare, la soluzione – spiega ancora il Mofet Institute – è investire in programmi strutturati su privacy, cyberbullismo, gestione del tempo, empatia e autoregolazione, e non limitarsi a togliere i dispositivi all’ingresso: «Come esistono programmi sulla sicurezza stradale, l’educazione sessuale o la prevenzione dell’abuso di alcol e droga, così la cittadinanza digitale dovrebbe essere un pilastro centrale della formazione scolastica».